Paese

Burkina Faso

681 specie

Il Burkina Faso, fino al 1984, Alto Volta, è uno Stato indipendente dell'Africa occidentale privo di sbocchi sul mare.

Idrografia

Il vecchio nome del paese, Alto Volta, si doveva a quattro importanti fiumi che ne attraversano il territorio: il Comoé, il Mouhoun (precedentemente chiamato Volta Nero), il Nakambé ("Volta Bianco") e il Nazinon ("Volta Rosso"). Il Mouhoun e il Comoé sono i due unici corsi d'acqua con presenza di acqua tutto l'anno.

Il bacino del fiume Niger costituisce il 72% della superficie del Paese. I tributari (Béli, Gorouol, Goudébo e Dargol) hanno andamento stagionale; sono in secca per circa metà dell'anno, ma possono anche causare notevoli inondazioni.

Fra i numerosi laghi del Burkina Faso i principali sono il Tingrela, il Bam e il Dem, oltre ai grandi bacini di Oursi, Béli, Yomboli e Markoye.

Clima

Il clima del Burkina Faso è principalmente tropicale, con due stagioni distinte: la stagione delle piogge, da maggio-giugno a settembre (più breve nel nord), con precipitazioni comprese fra i 600 e i 900 mm; e la stagione secca, in cui soffia l'harmattan, un vento secco e caldo proveniente dal Sahara.

Ambiente

Il Burkina Faso non ha sbocchi sul mare e il territorio presenta una grande varietà di ambienti naturali, dalle aspre zone desertiche e semidesertiche del nord ai boschi e alla savana della verde regione sud-occidentale. Nei pressi di Banfora le piogge sono particolarmente intense e ci sono rigogliose foreste, coltivazioni di canna da zucchero e risaie; è qui che si trova l'esiguo 13% di terre coltivabili del Burkina Faso. Tuttavia, la caratteristica predominante del territorio è il vasto altopiano centrale di laterite del Sahel, dove crescono rigogliosi alberi e arbusti. I francesi chiamarono il paese Alto Volta per via dei tre fiumi più importanti - il Volta Nero, il Volta Bianco e il Volta Rosso, che oggi vengono chiamati Mouhoun, Nakambé e Nazinon. Scorrono tutti verso sud e sfociano nel più grande bacino artificiale del mondo, il Lago Volta, situato in Ghana.

Il Parc National d'Arly, nei pressi del confine con il Benin, è la dimora delle poche specie animali di grossa taglia rimaste nel Burkina Faso, come elefanti, ippopotami, facoceri, babbuini, scimmie, leoni, leopardi, coccodrilli e diverse specie di antilopi.

Le due maggiori aree protette del Burkina Faso - il Parc National d'Arly, che dà accesso ai parchi nazionali del Benin appena oltre il confine, e il Ranch de Nazinga - si trovano nell'angolo sud-orientale del paese. Il Parc National des Deux Balés, a sud di Boromo, è meno attrezzato per i turisti, ma ospita elefanti. Il Parc Regional du W si estende tra il Burkina Faso, il Niger e il Benin, ma le zone più interessanti si trovano oltre il confine. Purtroppo, la caccia (praticata anche dai turisti) rappresenta ancora un problema.

Il Burkina Faso è gravemente colpito da due forme collegate di danno ambientale: la deforestazione e l'erosione del suolo. Secondo alcune fonti, a causa di questi fenomeni il PIL si riduce ogni anno del 9%. Oggi, Ouagadougou è circondata da una fascia di 70 km di terreno praticamente privo di alberi. Il fabbisogno energetico del paese viene coperto per oltre il 90% con il consumo di legna, a cui si aggiungono il disboscamento a scopo commerciale, la pratica agricola del «taglia e brucia» e l'estensione delle zone adibite a pascolo. Se a queste devastazioni si sommano la minaccia perenne di siccità e l'invasione delle locuste del 2004, il futuro ecologico del Burkina Faso appare decisamente fragile. Fortunatamente, non ci sono solo notizie negative. Alcuni piccoli progetti portati avanti da organizzazioni non governative (ONG) si sono dimostrati molto efficaci nel risolvere questi problemi a livello locale. Per esempio, i contadini sono stati incoraggiati a sfruttare le acque sotterranee, anziché affidarsi alle imprevedibili piogge, e a tornare ai metodi tradizionali di coltivazione, in particolare a ripristinare la costruzione delle diguettes, file di pietre disposte lungo i margini dei campi che impediscono il deflusso dell'acqua e al tempo stesso ne favoriscono la penetrazione nel terreno riducendo l'erosione. Un programma realizzato con successo dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha debellato la cecità fluviale (oncocercosi) e ha consentito il ripopolamento e la ripresa dello sfruttamento agricolo di vaste aree fertili.

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Il Burkina Faso, fino al 1984, Alto Volta, è uno Stato indipendente dell'Africa occidentale privo di sbocchi sul mare.

Idrografia

Il vecchio nome del paese, Alto Volta, si doveva a quattro importanti fiumi che ne attraversano il territorio: il Comoé, il Mouhoun (precedentemente chiamato Volta Nero), il Nakambé ("Volta Bianco") e il Nazinon ("Volta Rosso"). Il Mouhoun e il Comoé sono i due unici corsi d'acqua con presenza di acqua tutto l'anno.

Il bacino del fiume Niger costituisce il 72% della superficie del Paese. I tributari (Béli, Gorouol, Goudébo e Dargol) hanno andamento stagionale; sono in secca per circa metà dell'anno, ma possono anche causare notevoli inondazioni.

Fra i numerosi laghi del Burkina Faso i principali sono il Tingrela, il Bam e il Dem, oltre ai grandi bacini di Oursi, Béli, Yomboli e Markoye.

Clima

Il clima del Burkina Faso è principalmente tropicale, con due stagioni distinte: la stagione delle piogge, da maggio-giugno a settembre (più breve nel nord), con precipitazioni comprese fra i 600 e i 900 mm; e la stagione secca, in cui soffia l'harmattan, un vento secco e caldo proveniente dal Sahara.

Ambiente

Il Burkina Faso non ha sbocchi sul mare e il territorio presenta una grande varietà di ambienti naturali, dalle aspre zone desertiche e semidesertiche del nord ai boschi e alla savana della verde regione sud-occidentale. Nei pressi di Banfora le piogge sono particolarmente intense e ci sono rigogliose foreste, coltivazioni di canna da zucchero e risaie; è qui che si trova l'esiguo 13% di terre coltivabili del Burkina Faso. Tuttavia, la caratteristica predominante del territorio è il vasto altopiano centrale di laterite del Sahel, dove crescono rigogliosi alberi e arbusti. I francesi chiamarono il paese Alto Volta per via dei tre fiumi più importanti - il Volta Nero, il Volta Bianco e il Volta Rosso, che oggi vengono chiamati Mouhoun, Nakambé e Nazinon. Scorrono tutti verso sud e sfociano nel più grande bacino artificiale del mondo, il Lago Volta, situato in Ghana.

Il Parc National d'Arly, nei pressi del confine con il Benin, è la dimora delle poche specie animali di grossa taglia rimaste nel Burkina Faso, come elefanti, ippopotami, facoceri, babbuini, scimmie, leoni, leopardi, coccodrilli e diverse specie di antilopi.

Le due maggiori aree protette del Burkina Faso - il Parc National d'Arly, che dà accesso ai parchi nazionali del Benin appena oltre il confine, e il Ranch de Nazinga - si trovano nell'angolo sud-orientale del paese. Il Parc National des Deux Balés, a sud di Boromo, è meno attrezzato per i turisti, ma ospita elefanti. Il Parc Regional du W si estende tra il Burkina Faso, il Niger e il Benin, ma le zone più interessanti si trovano oltre il confine. Purtroppo, la caccia (praticata anche dai turisti) rappresenta ancora un problema.

Il Burkina Faso è gravemente colpito da due forme collegate di danno ambientale: la deforestazione e l'erosione del suolo. Secondo alcune fonti, a causa di questi fenomeni il PIL si riduce ogni anno del 9%. Oggi, Ouagadougou è circondata da una fascia di 70 km di terreno praticamente privo di alberi. Il fabbisogno energetico del paese viene coperto per oltre il 90% con il consumo di legna, a cui si aggiungono il disboscamento a scopo commerciale, la pratica agricola del «taglia e brucia» e l'estensione delle zone adibite a pascolo. Se a queste devastazioni si sommano la minaccia perenne di siccità e l'invasione delle locuste del 2004, il futuro ecologico del Burkina Faso appare decisamente fragile. Fortunatamente, non ci sono solo notizie negative. Alcuni piccoli progetti portati avanti da organizzazioni non governative (ONG) si sono dimostrati molto efficaci nel risolvere questi problemi a livello locale. Per esempio, i contadini sono stati incoraggiati a sfruttare le acque sotterranee, anziché affidarsi alle imprevedibili piogge, e a tornare ai metodi tradizionali di coltivazione, in particolare a ripristinare la costruzione delle diguettes, file di pietre disposte lungo i margini dei campi che impediscono il deflusso dell'acqua e al tempo stesso ne favoriscono la penetrazione nel terreno riducendo l'erosione. Un programma realizzato con successo dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha debellato la cecità fluviale (oncocercosi) e ha consentito il ripopolamento e la ripresa dello sfruttamento agricolo di vaste aree fertili.

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