Paese

Islanda

350 specie

L'Islanda, ufficialmente Repubblica d'Islanda, è una nazione insulare dell'Europa settentrionale e fa parte della Regione Scandinava.

Clima

L'Islanda si trova in una zona di forti contrasti termici sia atmosferici (tra i tiepidi venti sudoccidentali e quelli freddissimi che scendono dalla Groenlandia) sia marini. Tale situazione di contrasto genera intorno all'isola una zona di bassa pressione quasi permanente, che è stata battezzata "Depressione d'Islanda". Essa influenza il clima dell'isola più di ogni altro fattore, determinando un'estrema variabilità della forza dei venti, della loro direzione e dell'umidità delle masse d'aria. Di conseguenza, in Islanda, repentini passaggi dalla pioggia al bel tempo e di nuovo al maltempo sono la regola anziché l'eccezione. Non sono inoltre rare violente tempeste, dovute a passaggi di depressioni con valori barici anche inferiori ai 950 hPa.

Relativamente alla latitudine (63-66° N) e nonostante le sue propaggini settentrionali sfiorino il circolo polare artico, l'inverno dell'Islanda non è eccessivamente freddo, soprattutto per l'influenza (come detto) di parte della corrente del Golfo, che sfiora l'isola sui suoi versanti meridionale e sudoccidentale. L'estate invece è molto breve e fresca (massime di luglio a Reykjavík sui 13 °C e minime sui 7 °C). Il record di caldo della capitale è 24,8 °C, mentre quello assoluto islandese è 30,5 °C (piuttosto alto, ma si deve tener conto del calore cittadino che, anche in centri abitati spaziosi come quelli dell'isola, mantiene le temperature almeno sui 2-3 °C al di sopra delle aree extraurbane). In genere nei giorni più caldi (a luglio) si superano di poco i 20 °C, ed è considerata già una considerevole ondata di caldo, mentre durante la notte è raro non scendere sotto i 10 °C. All'interno (per via dell'altitudine) e a nordovest (a causa di una maggiore influenza della corrente fredda proveniente dalla Groenlandia) il clima è molto più rigido e manca una vera e propria estate.

I ghiacciai occupano il 13% dell'intero Paese e la loro estensione supera quella complessiva dei ghiacciai di tutta l'Europa continentale, questi si trovano anche ad altitudini collinari (lingue glaciali si spingono quasi fino al mare, anche a 50 m s.l.m.) e in zone ombrose gelo e neve permangono tutto l'anno. Le piogge, dipendenti in massima parte dalla direzione del vento, ammontano a circa 1 000–1 600 mm annui lungo le coste meridionali e orientali, a 700–1 000 mm all'interno dell'isola, a 800 mm a Reykjavík e a 400–600 mm a nord e nordest. La parte dell'isola con precipitazioni più basse si trova a nord dell'enorme ghiacciaio Vatnajökull, dove esse sono inferiori a 400 mm. Le nevicate possono avvenire anche a inizio giugno e fine agosto nell'entroterra.

In inverno, come detto, le temperature sono miti e non scendono di molto sotto lo zero: nei giorni più freddi (in gennaio) nelle regioni costiere meridionali si hanno temperature attorno agli 0 °C, negli altopiani centrali attorno ai -10 °C e nelle zone settentrionali tra -25 °C e -30 °C. Nonostante ciò, le gelate sono molto frequenti e sono rare giornate molto al di sopra dello zero. Ci possono essere anche escursioni termiche giornaliere molto marcate, ma esse sono strettamente legate alla direzione di provenienza del vento (anziché all'alternanza di luce e oscurità). L'arcipelago di Vestmannaeyjar, che si trova al largo della costa meridionale, è la zona con il clima più oceanico. Qui sono molto frequenti le giornate di forte vento con nevischio: la neve cade spesso, ma generalmente non ci sono grandi accumuli (non oltre i 15–20 cm). L'estate è invece estremamente piovosa e fresca.

In sintesi, il clima islandese è inadatto all'agricoltura (che pure potrebbe trovare condizioni favorevoli nei terreni vulcanici così fertili).

Ambiente

In Islanda sono presenti tre parchi nazionali:

  • Parco nazionale Þingvellir, Islanda centro-meridionale;
  • Parco nazionale del Vatnajökull, Islanda sud-orientale;
  • Parco nazionale del Snæfellsjökull, Islanda occidentale.

Esistono poi ulteriori aree protette: i Parchi Rurali, i Monumenti Nazionali, le Riserve Naturali e altre. Il Paese detiene il miglior indice di performance ambientale del 2010: tale indice prende in considerazione diversi parametri come la qualità dell'aria, l'utilizzo delle risorse idriche, forestali, lo sfruttamento della pesca, la biodiversità e l'agricoltura.

Fauna

Nel Nord-ovest si trova uno degli ultimi territori selvaggi d'Europa, con molti uccelli e renne (importate dalla Norvegia, ma allo stato brado).

Sull'isola si trova anche la volpe polare. Il visone americano (un predatore) è fuggito da allevamenti per pellicce e non ha nemici naturali.

Il cavallo islandese, piccolo come un pony, introdotto sull'isola dai Vichinghi, è una razza particolare con un trotto (tölt) veloce, sicuro e comodo per la cavalcata.È vietata l'importazione di cavalli in quanto si teme l'introduzione di malattie equine e la minaccia alla purezza della razza del cavallo islandese.

L'Islanda è stata da sempre un'isola di pastorizia.Gli ovini (prevalentemente della razza Round-Up56 Rattir) godono come pure i cavalli di molta libertà e possono approfittare di ampi pascoli, dai quali vengono richiamati solo in autunno.

La caccia alle balene è stata sospesa nel 1986, ma nel 2006 il governo ha annunciato di riprendere l'attività. Nel 2010, alla vigilia dei negoziati per l'adesione dell'Islanda all'Unione europea, la questione è stata riaperta in quanto l'Islanda, cacciando i cetacei, non rispetterebbe gli orientamenti comunitari e la moratoria internazionale.

Tra gli uccelli, la pulcinella di mare (Fratercula arctica) è considerato una sorta di animale simbolo dell'isola.Posti importanti per l'avifauna sono la penisola Látrabjarg, il lago Mývatn, le isole Vestmannaeyjar.

Flora

La flora islandese ha alcune specie endemiche.

I lupini, con una caratteristica fioritura violetta in giugno, vennero introdotti dopo la seconda guerra mondiale.L'Islanda è uno dei Paesi sui quali la deforestazione di massa ha ottenuto gli effetti più devastanti. La mancanza di foreste di grande estensione e, in alcune aree, la loro completa assenza ne fa il Paese europeo (esclusi i microstati) con meno superficie occupata da foreste: solo circa 1% del territorio totale. Ciò che i primi esploratori invece trovarono al loro arrivo era una situazione assai differente: un'isola coperta per il 25-40% principalmente da boschi di betulle la cui altezza raggiungeva i 15 m e che occupavano soprattutto i fondovalle riparati dal vento.

A questi si aggregavano macchie di salici diffuse nelle aree costiere e umide. Trattandosi di un'isola particolarmente distanziata dal continente europeo, i primi abitanti dell'Islanda si dedicarono a un'economia di sussistenza, tagliando gli alberi per costruire imbarcazioni, edifici, produrre calore e pascoli per il foraggio da destinare al bestiame, costituito principalmente da pecore, introdotte per ottenere lana e fonte di sostentamento. Spesso vengono addotte come cause della distruzione di circa il 95% del patrimonio forestale islandese la Piccola era glaciale, che provocò un brusco abbassamento delle temperature, e le eruzioni vulcaniche.

Le foreste erano altresì importanti per la necessità di carbone nella lavorazione del ferro e la produzione di utensili. Questa necessità si ridusse solamente intorno alla metà del XIX secolo, quando si sviluppò il commercio e molti dei macchinari agricoli vennero importati. La deforestazione però continuo fino circa agli anni quaranta del XX secolo, il legname infatti era l'unica fonte di riscaldamento per le fredde case in cemento o quelle coperte dai caratteristici tetti a zolle di erba. Così intorno alla metà del secolo scorso il rivestimento forestale toccava i suoi minimi forse dalle ultime ere glaciali: si ipotizza infatti che anche meno dell'1% dell'isola presentasse alberi.

Benché vengano ancora prodotti circa 100 tonnellate di ciocchi di legno per riscaldare alcune abitazioni, soprattutto quelle più isolate che non possono contare sull'energia geotermica, è in atto un grande sforzo di riforestazione in alcune aree dell'isola. Di queste un dato numero hanno anche una valenza sociale: assolvono al compito di aree ricreative nelle quali si può osservare il fragile ecosistema di una foresta.

Col beneplacito degli Stati Uniti e il contributo dell'ambasciatore Sig Rogich, nel 1992, al Summit della Terra di Rio de Janeiro, il programma aveva raggiunto la quota di 4 milioni di alberi impiantati ogni anno, pari a una media di 16 unità per abitante.

Nonostante nei secoli addietro vi fossero islandesi che nella loro vita non avevano neppure visto una foresta di grandi dimensioni, la presenza di vocaboli quali skógar o anche mörk per indicare il concetto di “bosco” potrebbe confermare che il paesaggio islandese sia cambiato da come si presentava più di mille anni fa. A sostegno di questa tesi è possibile citare il Landnámabók, autorevole manoscritto anonimo che racconta la colonizzazione dell'isola:

Tra i proverbi islandesi più famosi e interessanti figura questo, dal carattere apertamente burlesco:

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L'Islanda, ufficialmente Repubblica d'Islanda, è una nazione insulare dell'Europa settentrionale e fa parte della Regione Scandinava.

Clima

L'Islanda si trova in una zona di forti contrasti termici sia atmosferici (tra i tiepidi venti sudoccidentali e quelli freddissimi che scendono dalla Groenlandia) sia marini. Tale situazione di contrasto genera intorno all'isola una zona di bassa pressione quasi permanente, che è stata battezzata "Depressione d'Islanda". Essa influenza il clima dell'isola più di ogni altro fattore, determinando un'estrema variabilità della forza dei venti, della loro direzione e dell'umidità delle masse d'aria. Di conseguenza, in Islanda, repentini passaggi dalla pioggia al bel tempo e di nuovo al maltempo sono la regola anziché l'eccezione. Non sono inoltre rare violente tempeste, dovute a passaggi di depressioni con valori barici anche inferiori ai 950 hPa.

Relativamente alla latitudine (63-66° N) e nonostante le sue propaggini settentrionali sfiorino il circolo polare artico, l'inverno dell'Islanda non è eccessivamente freddo, soprattutto per l'influenza (come detto) di parte della corrente del Golfo, che sfiora l'isola sui suoi versanti meridionale e sudoccidentale. L'estate invece è molto breve e fresca (massime di luglio a Reykjavík sui 13 °C e minime sui 7 °C). Il record di caldo della capitale è 24,8 °C, mentre quello assoluto islandese è 30,5 °C (piuttosto alto, ma si deve tener conto del calore cittadino che, anche in centri abitati spaziosi come quelli dell'isola, mantiene le temperature almeno sui 2-3 °C al di sopra delle aree extraurbane). In genere nei giorni più caldi (a luglio) si superano di poco i 20 °C, ed è considerata già una considerevole ondata di caldo, mentre durante la notte è raro non scendere sotto i 10 °C. All'interno (per via dell'altitudine) e a nordovest (a causa di una maggiore influenza della corrente fredda proveniente dalla Groenlandia) il clima è molto più rigido e manca una vera e propria estate.

I ghiacciai occupano il 13% dell'intero Paese e la loro estensione supera quella complessiva dei ghiacciai di tutta l'Europa continentale, questi si trovano anche ad altitudini collinari (lingue glaciali si spingono quasi fino al mare, anche a 50 m s.l.m.) e in zone ombrose gelo e neve permangono tutto l'anno. Le piogge, dipendenti in massima parte dalla direzione del vento, ammontano a circa 1 000–1 600 mm annui lungo le coste meridionali e orientali, a 700–1 000 mm all'interno dell'isola, a 800 mm a Reykjavík e a 400–600 mm a nord e nordest. La parte dell'isola con precipitazioni più basse si trova a nord dell'enorme ghiacciaio Vatnajökull, dove esse sono inferiori a 400 mm. Le nevicate possono avvenire anche a inizio giugno e fine agosto nell'entroterra.

In inverno, come detto, le temperature sono miti e non scendono di molto sotto lo zero: nei giorni più freddi (in gennaio) nelle regioni costiere meridionali si hanno temperature attorno agli 0 °C, negli altopiani centrali attorno ai -10 °C e nelle zone settentrionali tra -25 °C e -30 °C. Nonostante ciò, le gelate sono molto frequenti e sono rare giornate molto al di sopra dello zero. Ci possono essere anche escursioni termiche giornaliere molto marcate, ma esse sono strettamente legate alla direzione di provenienza del vento (anziché all'alternanza di luce e oscurità). L'arcipelago di Vestmannaeyjar, che si trova al largo della costa meridionale, è la zona con il clima più oceanico. Qui sono molto frequenti le giornate di forte vento con nevischio: la neve cade spesso, ma generalmente non ci sono grandi accumuli (non oltre i 15–20 cm). L'estate è invece estremamente piovosa e fresca.

In sintesi, il clima islandese è inadatto all'agricoltura (che pure potrebbe trovare condizioni favorevoli nei terreni vulcanici così fertili).

Ambiente

In Islanda sono presenti tre parchi nazionali:

  • Parco nazionale Þingvellir, Islanda centro-meridionale;
  • Parco nazionale del Vatnajökull, Islanda sud-orientale;
  • Parco nazionale del Snæfellsjökull, Islanda occidentale.

Esistono poi ulteriori aree protette: i Parchi Rurali, i Monumenti Nazionali, le Riserve Naturali e altre. Il Paese detiene il miglior indice di performance ambientale del 2010: tale indice prende in considerazione diversi parametri come la qualità dell'aria, l'utilizzo delle risorse idriche, forestali, lo sfruttamento della pesca, la biodiversità e l'agricoltura.

Fauna

Nel Nord-ovest si trova uno degli ultimi territori selvaggi d'Europa, con molti uccelli e renne (importate dalla Norvegia, ma allo stato brado).

Sull'isola si trova anche la volpe polare. Il visone americano (un predatore) è fuggito da allevamenti per pellicce e non ha nemici naturali.

Il cavallo islandese, piccolo come un pony, introdotto sull'isola dai Vichinghi, è una razza particolare con un trotto (tölt) veloce, sicuro e comodo per la cavalcata.È vietata l'importazione di cavalli in quanto si teme l'introduzione di malattie equine e la minaccia alla purezza della razza del cavallo islandese.

L'Islanda è stata da sempre un'isola di pastorizia.Gli ovini (prevalentemente della razza Round-Up56 Rattir) godono come pure i cavalli di molta libertà e possono approfittare di ampi pascoli, dai quali vengono richiamati solo in autunno.

La caccia alle balene è stata sospesa nel 1986, ma nel 2006 il governo ha annunciato di riprendere l'attività. Nel 2010, alla vigilia dei negoziati per l'adesione dell'Islanda all'Unione europea, la questione è stata riaperta in quanto l'Islanda, cacciando i cetacei, non rispetterebbe gli orientamenti comunitari e la moratoria internazionale.

Tra gli uccelli, la pulcinella di mare (Fratercula arctica) è considerato una sorta di animale simbolo dell'isola.Posti importanti per l'avifauna sono la penisola Látrabjarg, il lago Mývatn, le isole Vestmannaeyjar.

Flora

La flora islandese ha alcune specie endemiche.

I lupini, con una caratteristica fioritura violetta in giugno, vennero introdotti dopo la seconda guerra mondiale.L'Islanda è uno dei Paesi sui quali la deforestazione di massa ha ottenuto gli effetti più devastanti. La mancanza di foreste di grande estensione e, in alcune aree, la loro completa assenza ne fa il Paese europeo (esclusi i microstati) con meno superficie occupata da foreste: solo circa 1% del territorio totale. Ciò che i primi esploratori invece trovarono al loro arrivo era una situazione assai differente: un'isola coperta per il 25-40% principalmente da boschi di betulle la cui altezza raggiungeva i 15 m e che occupavano soprattutto i fondovalle riparati dal vento.

A questi si aggregavano macchie di salici diffuse nelle aree costiere e umide. Trattandosi di un'isola particolarmente distanziata dal continente europeo, i primi abitanti dell'Islanda si dedicarono a un'economia di sussistenza, tagliando gli alberi per costruire imbarcazioni, edifici, produrre calore e pascoli per il foraggio da destinare al bestiame, costituito principalmente da pecore, introdotte per ottenere lana e fonte di sostentamento. Spesso vengono addotte come cause della distruzione di circa il 95% del patrimonio forestale islandese la Piccola era glaciale, che provocò un brusco abbassamento delle temperature, e le eruzioni vulcaniche.

Le foreste erano altresì importanti per la necessità di carbone nella lavorazione del ferro e la produzione di utensili. Questa necessità si ridusse solamente intorno alla metà del XIX secolo, quando si sviluppò il commercio e molti dei macchinari agricoli vennero importati. La deforestazione però continuo fino circa agli anni quaranta del XX secolo, il legname infatti era l'unica fonte di riscaldamento per le fredde case in cemento o quelle coperte dai caratteristici tetti a zolle di erba. Così intorno alla metà del secolo scorso il rivestimento forestale toccava i suoi minimi forse dalle ultime ere glaciali: si ipotizza infatti che anche meno dell'1% dell'isola presentasse alberi.

Benché vengano ancora prodotti circa 100 tonnellate di ciocchi di legno per riscaldare alcune abitazioni, soprattutto quelle più isolate che non possono contare sull'energia geotermica, è in atto un grande sforzo di riforestazione in alcune aree dell'isola. Di queste un dato numero hanno anche una valenza sociale: assolvono al compito di aree ricreative nelle quali si può osservare il fragile ecosistema di una foresta.

Col beneplacito degli Stati Uniti e il contributo dell'ambasciatore Sig Rogich, nel 1992, al Summit della Terra di Rio de Janeiro, il programma aveva raggiunto la quota di 4 milioni di alberi impiantati ogni anno, pari a una media di 16 unità per abitante.

Nonostante nei secoli addietro vi fossero islandesi che nella loro vita non avevano neppure visto una foresta di grandi dimensioni, la presenza di vocaboli quali skógar o anche mörk per indicare il concetto di “bosco” potrebbe confermare che il paesaggio islandese sia cambiato da come si presentava più di mille anni fa. A sostegno di questa tesi è possibile citare il Landnámabók, autorevole manoscritto anonimo che racconta la colonizzazione dell'isola:

Tra i proverbi islandesi più famosi e interessanti figura questo, dal carattere apertamente burlesco:

mostra meno