Saiga
Regno
Phylum
Subphylum
Classe
Ordine
Famiglia
Sottofamiglia
Tribù
SPECIE
Saiga tatarica
Dimensione della popolazione
164-165 Thou
Durata
10-12 years
Peso
26-69
57.2-151.8
kglbs
kg lbs 
Altezza
61-81
24-31.9
cminch
cm inch 
Lunghezza
100-140
39.4-55.1
cminch
cm inch 

La saiga o antilope delle steppe (Saiga tatarica (Linnaeus, 1766)) è un ungulato diffuso nelle steppe eurasiatiche, facilmente riconoscibile per il caratteristico naso a forma di proboscide. Tradizionalmente ne vengono riconosciute due sottospecie, una occidentale, la saiga della Russia (S. t. tatarica), e una orientale, la saiga della Mongolia (S. t. mongolica). Alcuni tassonomisti considerano entrambe le forme come specie separate, ma generalmente questa visione non viene accettata dalla maggior parte degli studiosi. Dopo aver quasi sfiorato l'estinzione negli anni '20, le popolazioni della sottospecie occidentale erano aumentate enormemente e negli anni '50 se ne contavano nuovamente due milioni di esemplari. Recentemente, le popolazioni si sono di nuovo ridotte drasticamente a causa della caccia e del bracconaggio (fomentato anche a causa di alcune presunte proprietà delle corna nella medicina tradizionale cinese) e oggi il loro numero si aggira intorno a circa 100.000 capi. La saiga è pertanto considerata di nuovo in via di estinzione e oggi si trova per lo più solo in Russia, Kazakistan e Mongolia. L'assenza di questi animali ha avuto un forte impatto ecologico sulla conservazione delle steppe semiaride e delle formazioni erbose. La saiga della Mongolia si incontra solamente nella Mongolia occidentale; tutte le altre popolazioni appartengono alla sottospecie della Russia.

Aspetto

La saiga assomiglia a una piccola pecora dalla corporatura leggera e dalla testa relativamente grande. Il suo carattere distintivo è rappresentato dal naso, che si presenta insolitamente rigonfio, flessibile e cadente, con le narici rivolte verso il basso. La struttura delle ossa nasali è molto complessa e l'interno di ciascuna narice è fittamente ricoperta di peli e ghiandole mucose. Si ipotizza che questa sorta di proboscide costituisca un adattamento evolutivo legato alla tipologia di ambiente: durante le secche estati, il naso funziona come un filtro per bloccare l'accesso della polvere, sollevata dagli zoccoli, alle vie respiratorie inferiori; durante i freddi inverni, invece, l'aria respirata viene riscaldata all'interno della cavità nasale prima di proseguire verso i polmoni. Questa struttura così sviluppata potrebbe anche essere responsabile dell'eccellente olfatto dell'animale. Le orecchie sono lunghe anche 12 cm e, solo nei maschi, sono presenti delle corna di colore chiaro, dall'aspetto traslucido e dall'estremità nera. Lunghe da 20 a 55 cm, sono leggermente piegate all'indietro a forma di lira e presentano da 12 a 20 anelli più spessi. L'andatura all'ambio fa sì che la saiga possa spostarsi solo su un terreno relativamente piatto: essa consente di correre rapidamente e per lungo tempo, ma si rivela del tutto svantaggiosa per saltare e arrampicarsi.

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La saiga della Mongolia si distingue per le dimensioni corporee più piccole, la lunghezza inferiore delle corna, il naso più piccolo e altre differenze poco evidenti nella forma del cranio e nel colore del manto.

La saiga è ricoperta da un vello fitto e lanoso costituito da peli esterni più lunghi e da un sottopelo più corto e morbido. Il manto invernale è più spesso e, con una lunghezza di 4-7 cm, è lungo circa il doppio del manto estivo, che misura solo 1,8-3 cm. Inoltre, durante la stagione fredda la specie presenta una specie di criniera sul collo. In estate il colore del manto va dal giallognolo al bruno-rossastro, con i fianchi più chiari e la parte inferiore biancastra. In inverno il manto è grigio-biancastro sulla parte superiore e biancastro su quella inferiore. Occasionalmente si incontrano esemplari albini, mentre gli esemplari neri sono estremamente rari.

In media la saiga presenta una lunghezza testa-corpo di 120 cm (100-140 cm), un'altezza al garrese di 70 cm e un peso di 50 kg. I maschi raggiungono un'altezza al garrese di 69-79 cm e un peso di 32,5-52 kg. Le femmine sono leggermente più piccole: raggiungono un'altezza alle spalle di 57-73 cm e un peso corporeo di 21,4-40,9 kg. La coda è piuttosto corta: misura in tutto appena 6-12 cm e non presenta alcun ciuffo all'estremità. Gli zoccoli anteriori sono lunghi 55-68 mm e larghi 42-54 mm; quelli posteriori sono circa il 10% più piccoli.

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Distribuzione

Geografia

La saiga è una specie relitta dell'ultima era glaciale. Nel Pleistocene era diffusa nelle fredde steppe dell'Europa e dell'Asia e aveva persino attraversato il ponte terrestre sull'odierno stretto di Bering insediandosi in Alaska e nel Canada nord-occidentale. Nel 1976 ossa appartenenti a questa specie furono rinvenute nelle grotte di Bluefish nello Yukon settentrionale in un deposito risalente a 13.000 anni fa. Nell'Europa occidentale, durante i periodi più freddi, si spinse fino alle isole britanniche. Alla fine dell'era glaciale, il suo areale si ridusse a causa dell'avanzata delle foreste, scomparendo dall'Europa centrale già in epoca preistorica. In epoca storica, tuttavia, il suo areale si estendeva ancora dalle pianure al confine con i Carpazi ai piedi dei monti Altaj, alla Zungaria e alla Mongolia occidentale. La saiga popolava quasi tutta la steppa europea e gran parte di quella asiatica, nonché la cintura di steppa alberata che la cinge a nord, sebbene penetrasse in quest'ultima solo in estate e non tutti gli anni. Le regioni collinari, per non parlare di quelle montuose, rimanevano escluse dal suo habitat.

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Ancora agli inizi del XVIII secolo, nella parte occidentale dell'areale, le saighe erano presenti ai piedi dei Carpazi, lungo il corso inferiore del fiume Prut, a circa 25 gradi di longitudine. All'estremità nord-occidentale dell'area di distribuzione, la specie raggiungeva il 50º parallelo nord. All'epoca, il limite settentrionale dell'areale europeo correva appena a sud di Kiev attraverso Kursk e Samara fino a Ufa. A nord di Ufa, in certe annate questi animali si spingevano addirittura fino a 55 gradi di latitudine nord. A sud, le saighe erano ancora diffuse fino al mar Nero e al mar d'Azov, ma erano già assenti in Crimea, dove la specie sopravvisse solo fino al XIII secolo. Nella regione del Caucaso l'areale si spingeva fino al fiume Kuban' ad ovest e ad est raggiungeva persino i piedi di questa catena montuosa in corrispondenza del corso inferiore del Terek. Tuttavia, non sappiamo con esattezza fin dove si estendesse l'areale della specie lungo le rive del Caspio, ma è probabile che si spingesse a sud fino a Derbent. Più a sud ancora, la presenza della saiga è stata confermata solo dal ritrovamento di reperti fossili risalenti all'età preistorica. In questo momento della storia, l'areale asiatico della specie non aveva ancora subito alcuna variazione.

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Saiga mappa dell'habitat
Saiga mappa dell'habitat
Saiga
Public Domain Dedication (CC0)

Abitudini e stile di vita

Le saighe vivono nelle steppe aperte e semidesertiche ed evitano i terreni scoscesi o rocciosi e le zone ricoperte da una fitta vegetazione. In estate si spingono anche nelle steppe alberate. A differenza del rilievo, l'altitudine non gioca un ruolo determinante nella scelta dell'habitat: la specie si incontra infatti dal livello del mare fino a 1600 m. La profondità critica dello strato nevoso che questi animali riescono a sopportare è di 25-30 cm. La dieta è composta principalmente da graminacee (soprattutto Agropyron, Bromus, Festuca, Stipa e Koeleria), ma comprende anche altre piante erbacee, licheni e arbusti. In primavera le saighe possono coprire interamente il loro fabbisogno idrico con la vegetazione di cui si nutrono e non vanno alla ricerca di luoghi dove abbeverarsi, nonostante questi siano disponibili ovunque nella steppa in quel periodo dell'anno. In estate, quando il contenuto di acqua nelle piante diminuisce, esse prediligono le specie succulente e basano i loro spostamenti anche sulla crescita di queste piante. Nelle estati molto secche, quando la vegetazione, piante succulente comprese, appassisce, si raccolgono presso gli abbeveratoi e si spostano in lungo e in largo alla ricerca dell'acqua. Se le pozze d'acqua non sono troppo lontane, le saighe bevono una o due volte al giorno nei periodi di siccità, altrimenti possono cavarsela per diversi giorni senza avere accesso all'acqua. Sono in grado di bere anche acqua salata. Le saighe sono buone nuotatrici e possono anche attraversare corsi d'acqua ampi come il Volga.

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Le saighe sono animali diurni per la maggior parte dell'anno. In estate, invece, preferiscono le ore mattutine e serali, riposando nelle ore di metà giornata. Non sono attaccate al luogo in cui si trovano e spesso si spostano per diverse decine di chilometri al giorno. Durante gli spostamenti dalle zone estive settentrionali ai quartieri invernali e ritorno, possono coprire dagli 80 ai 120 chilometri al giorno. Quando si spostano si muovono formando una lunga fila, mentre quando pascolano si allargano a coprire un ampio fronte. Le migrazioni più lunghe hanno luogo soprattutto durante gli inverni particolarmente sfavorevoli. In tali condizioni possono verificarsi anche vere e proprie morìe di massa, dalle quali, in condizioni naturali, le popolazioni possono riprendersi rapidamente. I movimenti migratori delle saighe, tuttavia, non seguono un andamento fisso in termini spaziali e temporali e non si verificano in tutta l'area di distribuzione. In Mongolia, ad esempio, non è stata finora osservata alcuna migrazione stagionale, al massimo spostamenti correlati alla disponibilità delle risorse vitali.

Le saighe sono gregarie e in estate vivono in branchi di circa trenta o quaranta animali, ma spesso, in primavera e in autunno, si formano grandi mandrie in migrazione formate da migliaia di esemplari. Durante la stagione degli amori, che ha luogo in dicembre e gennaio, i maschi cercano di radunare intorno a loro un harem di femmine. La dimensione degli harem è strettamente correlata alla forza e al vigore nei combattimenti del rispettivo maschio e al rapporto tra i sessi. Di solito vi sono tra 5 e 10 femmine ogni maschio, ma in alcuni casi possono esservene fino a 50. Il numero dei maschi di saiga diminuì rapidamente all'inizio del XXI secolo a causa della forte richiesta per le loro corna. Intorno all'anno 2000 i pochi maschi rimasti si ritrovarono circondati da innumerevoli femmine, e questo portò a un completo rovesciamento del comportamento sociale: le femmine iniziarono a scacciare le congeneri più deboli dall'harem, pertanto un gran numero di esse non riuscì ad accoppiarsi e alla fine le popolazioni collassarono. Normalmente, tuttavia, le femmine si comportano pacificamente tra loro. I maschi, al contrario, sono estremamente aggressivi durante la stagione degli amori e spesso sono ricoperti dalle secrezioni delle ghiandole cutanee, dalla saliva schiumosa e non di rado dal sangue delle loro ferite. In questo periodo dell'anno può accadere persino che attacchino gli esseri umani. Una volta conquistato l'harem, per loro inizia un periodo di intensa attività: gli accoppiamenti e la difesa dell'harem stesso, che viene intrapresa con fierezza e con il massimo impegno, costa ai maschi un gran dispendio di energia. Per questo motivo, non avendo quasi tempo di nutrirsi, essi deperiscono e si indeboliscono cadendo più facilmente vittima dei predatori, come i lupi, o soccombendo ai rigori dell'inverno.

All'inizio della primavera, i maschi di saiga si riuniscono ad ovest del mar Caspio in branchi costituiti da 10 a 2000 esemplari e si dirigono verso nord. Qui le femmine formano grandi branchi e danno alla luce i loro piccoli, del peso di circa 3,5 kg, in aprile o maggio. Due terzi delle femmine gravide danno alla luce due gemelli, le altre partoriscono un unico piccolo. Dopo pochi giorni le piccole saighe sono già in grado di mangiare erba, ma vengono allattate dalla madre per almeno altri quattro mesi. Non appena i piccoli riescono a camminare abbastanza bene, le femmine seguono i maschi e si spostano verso nord in grandi branchi. Questi possono comprendere diverse centinaia o migliaia di individui: si stima che la più grande mandria di saighe mai osservata, nel 1957, comprendesse 200.000 animali. In estate le grandi mandrie si scindono nuovamente in associazioni più piccole. Le femmine raggiungono la maturità sessuale a poco meno di un anno di età, i maschi un po' più tardi. In natura le femmine di saiga raggiungono al massimo i dodici anni di età; sebbene i maschi possano teoricamente vivere fino allo stessa età, di solito muoiono dopo pochi anni a causa delle lotte o dello sfinimento.

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Comportamento stagionale

Dieta e nutrizione

Popolazione

Minacce demografiche

Oltre all'uomo, il principale nemico delle saighe è il lupo. Dal momento che nell'habitat in cui vivono non esistono nascondigli, la principale difesa di questi animali consiste nella fuga, e siccome le saighe possono raggiungere una velocità di 80 km/h è molto difficile per i lupi cacciare esemplari sani. Pertanto cadono vittima dei lupi soprattutto i maschi indeboliti, le femmine gravide e gli esemplari giovani. Anche uno spesso manto nevoso può favorire il successo dei lupi nella caccia. Le saighe appena nate possono anche cadere vittima di aquile, corvi e volpi rosse. La malattia più frequente, che occasionalmente causa vere e proprie stragi, è l'afta epizootica, ma questa specie di antilope è affetta anche da un gran numero di altri parassiti e patogeni.

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Riferimenti

1. Saiga articolo su Wikipedia - https://it.wikipedia.org/wiki/Saiga_tatarica
2. Saiga sul sito della Lista Rossa IUCN - https://www.iucnredlist.org/species/19832/50194357

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