Isola

Isola di Pasqua

55 specie

L'Isola di Pasqua è un'isola dell'Oceano Pacifico meridionale appartenente al Cile.

Geografia fisica

Situata a oltre 3 601 km a ovest delle coste del Cile e 2 075 km a est delle isole Pitcairn, è uno degli insediamenti abitati più isolati del mondo. Le sue coordinate geografiche sono 27° 07' S 109° 22' W: la latitudine è vicina a quella della città cilena di Caldera, a nord di Santiago. Il territorio dell'isola si compone di quattro vulcani: Poike, Rano Kau, Rano Raraku e Terevaka. Famosi sono i numerosi moai, le statue di pietra che ora si trovano lungo le coste. Dal punto di vista amministrativo è una provincia a sé stante della regione di Valparaíso del Cile. L'orario standard è sei ore indietro rispetto all'UTC (UTC-6).

L'Isola di Pasqua è situata sulla dorsale pacifica dalla quale prende origine. La costa si inabissa quindi rapidamente nei dintorni dell'isola fino a profondità che possono raggiungere i tremila metri. A causa delle sue origini vulcaniche, l'isola si è formata su una base basaltica tipica per le dorsali oceaniche; non vanta, quindi, molte spiagge. Per la maggior parte, è distinta da ripide scogliere.

La sua forma ricorda vagamente quella di un triangolo rettangolo, con una lunghezza massima di 24 chilometri e una larghezza massima di 13 chilometri. Le tre elevazioni principali corrispondono a tre coni di vulcani spenti, ovvero il Rano Kau, il Maunga Puakatiki e il Maunga Terevaka. Quest'ultimo raggiunge un'altezza di 509 metri ed è dunque il punto più elevato di tutta l'isola.

Oltre i limiti meridionali dell'isola, si trovano infine tre isole minori (Motu Iti, Motu Kau Kau e Motu Nui), disabitate. L'arcipelago più vicino all'Isola di Pasqua è l'arcipelago delle Isole Australi, con le isole di Tubuai e Rapa.

A causa della sua posizione, l'Isola di Pasqua presenta un clima subtropicale con temperature medie che si aggirano intorno ai 21 gradi centigradi e con uno sbalzo termico quasi nullo tra una stagione e l'altra. L'isola è quindi esposta per la maggior parte dell'anno all'aliseo, che soffia in direzione nord est.

Flora

Con le sue sole 48 specie vegetali native, l'Isola di Pasqua è una tra le isole più povere di specie vegetali in tutta l'area del Sud Pacifico.L'isola, infatti, è situata in una zona lontana dalla costa e in tutta la sua storia geologica non ha mai goduto di un collegamento con la terraferma, mentre la maggior parte delle correnti oceaniche che interessano l'isola provengono da occidente e non portano pertanto semi dalla terraferma. Anche il contributo da parte delle specie di uccelli migratori che popolano l'isola è stato modesto.

Si ritiene, perciò, che la maggior parte delle piante attualmente presenti sull'Isola di Pasqua sia stata importata dall'uomo. Tale teoria trova inoltre conferma sia nella leggenda locale di Hotu Matu'a (Grande Genitore), secondo la quale furono gli uomini a portare le piante, sia nei diari dei primi europei che visitarono tale isola, secondo i quali la popolazione locale disponeva al momento del loro arrivo già di proprie coltivazioni che venivano usate per il sostentamento umano e come fonte di mangime animale.

Le ricerche dei botanici sui pollini presenti nei sedimenti delle paludi (palinologia) e sui frammenti di legno bruciati ritrovati nei forni e nei cumuli di rifiuti più antichi hanno dimostrato che la vegetazione attuale è il risultato di una serie di radicali modifiche apportate direttamente e indirettamente dall'uomo nel corso dei secoli. Secondo queste analisi, l'isola era coperta fino a qualche secolo fa da una fitta vegetazione composta da diverse specie di piante ad alto fusto, tra cui una palma gigante (simile alla specie Jubaea chilensis), probabilmente la più grande al mondo, raggiungendo un diametro del tronco di due metri, e altre affini a specie presenti nella Polinesia orientale tra cui l'Alphitonia, Elaeocarpus (entrambe usate per costruire canoe), il palissandro oceanico (Thespesia populnea), e altre oggi non più presenti sull'isola. Dal 1010 in poi l'isola subì una progressiva deforestazione durante la quale, secondo alcune stime, oltre 10 milioni di palme giganti vennero abbattute, favorendo di conseguenza sia l'erosione dello strato fertile di terreno che ricopre l'isola, sia la desertificazione di ampie zone, esponendo il terreno al vento e alle intemperie. Tale evento potrebbe essere stato anche causa di una drastica riduzione della popolazione sull'isola.

A testimonianza delle ampie foreste che una volta ricoprivano l'isola sarebbe rimasto solo lo Scirpus californicus, una specie di canna che cresce esclusivamente all'interno del cratere di Rano-Kao usata anticamente dalla popolazione indigena per ricoprire le capanne. Per quanto riguarda invece la specie d'albero, il Sophora toromiro, che una volta ricopriva l'intera isola, questa può essere ritenuta estinta, dal momento che esistono solo pochi esemplari al mondo coltivati all'interno di giardini botanici.

Le specie di felci sull'isola sono quindici, di cui quattro endemiche.

Tra le piante indigene esistenti sull'Isola di Pasqua spicca anche la Triumfetta semitriloba, un arbusto dalle piccole dimensioni che appartiene alla famiglia delle Tiliaceae. Questa è probabilmente, in accordo con alcuni studi, una delle prime piante che circa 35 000 anni fa popolò l'isola. In passato questa pianta veniva utilizzata per tessere le reti dei pescatori.

Il paesaggio odierno, nel complesso, è prevalentemente occupato da ampie praterie, popolate perlopiù da Poaceae, Cyperaceae e da Asteraceae, alle quali si aggiungono alcune piante di eucalipto (di origine australiana) nella zona meridionale dell'isola, frutto di alcuni tentativi, condotti negli ultimi decenni, di impiantare foreste di tale pianta.

Secondo i diari di bordo, all'epoca della scoperta da parte degli europei, la popolazione indigena avrebbe coltivato piante di banano all'interno di alcune caldere, dimostrando una certa abilità nella coltivazione di queste piante; infatti, il forte vento che spira quasi tutto l'anno sull'isola rende pressoché impossibile la coltivazione di piante sensibili, e ha reso necessario attuare particolari accorgimenti affinché potessero essere coltivate. Come all'epoca, anche oggi alcune piante di banano vengono coltivate all'interno delle caldere che, essendo riparate dal vento, dispongono di un microclima favorevole alla crescita.

Fauna

Come la flora, anche la fauna dell'isola ha risentito notevolmente della presenza degli esseri umani e della sua posizione isolata. Secondo le ricerche condotte, l'Isola di Pasqua prima della colonizzazione umana era abitata da almeno 25 specie di uccelli marini e da 6 specie di uccelli terrestri. Nessuna specie terrestre è sopravvissuta all'estinzione, e delle specie marine ne rimane solo una sull'isola, mentre altre 9 si sono rifugiate in piccole colonie sugli isolotti rocciosi presenti al largo dell'isola principale.

I mammiferi che vivono sull'isola quali cavalli, pecore, mucche e maiali sono tutti stati importati dagli uomini, come del resto è avvenuto anche per i ratti, importati in varie fasi della storia dell'isola. Si ritiene che il ratto polinesiano (Rattus exulans) sia stato importato sull'Isola di Pasqua come animale da macello dai primi coloni e che solo successivamente, con la scoperta da parte degli europei, sia stato importato il ratto marrone (Rattus norvegicus), che entrò in competizione con il ratto polinesiano causandone l'estinzione.

Per quanto riguarda invece la classe dei rettili, l'isola è abitata dalla lucertola Cryptoblepharus poecilopleurus, comunemente chiamata sull'isola "moco". L'animale misura all'incirca una lunghezza di 12 centimetri e ha un colore marrone chiaro.

La fauna marina non è tropicale o subtropicale come avviene per molte isole del Pacifico meridionale, ed è pertanto relativamente povera. Sull'isola non esiste una barriera corallina. Le acque intorno all'isola sarebbero popolate da circa 104 specie di pesci, mentre al largo vivono grandi branchi di capodogli. Una possibile spiegazione per l'elevato numero di capodogli che popolano queste acque potrebbe essere data dalle molte sorgenti sottomarine tuttora attive nei fondali oceanici di quella zona e che favoriscono, con la loro immissione di acqua calda, la prolificazione dei calamari dei quali i capodogli si nutrono. Sempre nelle vicinanze di alcune sorgenti sottomarine, un gruppo di biologi marini ha scoperto nel 2005 una nuova specie di crostacei, battezzata Kiwa hirsuta.

Di particolare interesse è infine una particolare specie di gasteropode che esiste solamente sull'Isola di Pasqua e sull'isola di Sala y Gómez: la Cypraea englerti, così nominata in onore di Sebastian Englert.

Orongo e il culto dell'uomo uccello

In seguito ai cambiamenti all'interno della società e ai cambiamenti ambientali provocati dalla popolazione indigena, si verificò anche uno stravolgimento di tradizioni e credenze delle tribù indigene che popolavano l'isola. Dal 1500 d.C. in poi non vengono più eretti nuovi moai, bensì quelli esistenti vengono abbattuti. Cessa quindi anche la venerazione degli avi che fino ad allora rappresentava la tradizione più importante della popolazione indigena. Al posto degli avi si venera ora l'Uomo Uccello (in polinesiano Tangata manu): un essere per metà uomo e per metà uccello.

Ogni primavera le singole tribù dell'isola sceglievano un guerriero che doveva partecipare al rito dell'uomo uccello. Il rito consisteva in una gara di forza e abilità: si partiva dal santuario di Orongo, ci si tuffava in mare dallo strapiombo del vulcano Rano Kao, si raggiungeva a nuoto - con il rischio di attacchi di squali - l'isolotto di Motu Nui, qui si raccoglieva il primo uovo lì deposto dalla sterna fuligginosa e lo si riportava a terra presso il Gran Sacerdote. Chi riusciva per primo a riportare un uovo indenne diveniva il nuovo uomo uccello fino alla primavera successiva, quando il rituale si ripeteva.

Quali siano le origini di questo rituale non è noto e ancor meno si sa se la tradizione dell'uomo uccello esistesse già prima del 1500 o se sia stata frutto (come alcuni archeologi speculano) di alcune caste di guerrieri, che vollero in tale modo garantirsi una posizione di rilievo. Certo è che su molte isole popolate dai polinesiani si venerava già in passato l'uomo uccello. Si può presupporre quindi che questo tipo di culto abbia origini lontane e che fosse già praticato dalla popolazione indigena prima del 1500, anche se probabilmente in forma minore.

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L'Isola di Pasqua è un'isola dell'Oceano Pacifico meridionale appartenente al Cile.

Geografia fisica

Situata a oltre 3 601 km a ovest delle coste del Cile e 2 075 km a est delle isole Pitcairn, è uno degli insediamenti abitati più isolati del mondo. Le sue coordinate geografiche sono 27° 07' S 109° 22' W: la latitudine è vicina a quella della città cilena di Caldera, a nord di Santiago. Il territorio dell'isola si compone di quattro vulcani: Poike, Rano Kau, Rano Raraku e Terevaka. Famosi sono i numerosi moai, le statue di pietra che ora si trovano lungo le coste. Dal punto di vista amministrativo è una provincia a sé stante della regione di Valparaíso del Cile. L'orario standard è sei ore indietro rispetto all'UTC (UTC-6).

L'Isola di Pasqua è situata sulla dorsale pacifica dalla quale prende origine. La costa si inabissa quindi rapidamente nei dintorni dell'isola fino a profondità che possono raggiungere i tremila metri. A causa delle sue origini vulcaniche, l'isola si è formata su una base basaltica tipica per le dorsali oceaniche; non vanta, quindi, molte spiagge. Per la maggior parte, è distinta da ripide scogliere.

La sua forma ricorda vagamente quella di un triangolo rettangolo, con una lunghezza massima di 24 chilometri e una larghezza massima di 13 chilometri. Le tre elevazioni principali corrispondono a tre coni di vulcani spenti, ovvero il Rano Kau, il Maunga Puakatiki e il Maunga Terevaka. Quest'ultimo raggiunge un'altezza di 509 metri ed è dunque il punto più elevato di tutta l'isola.

Oltre i limiti meridionali dell'isola, si trovano infine tre isole minori (Motu Iti, Motu Kau Kau e Motu Nui), disabitate. L'arcipelago più vicino all'Isola di Pasqua è l'arcipelago delle Isole Australi, con le isole di Tubuai e Rapa.

A causa della sua posizione, l'Isola di Pasqua presenta un clima subtropicale con temperature medie che si aggirano intorno ai 21 gradi centigradi e con uno sbalzo termico quasi nullo tra una stagione e l'altra. L'isola è quindi esposta per la maggior parte dell'anno all'aliseo, che soffia in direzione nord est.

Flora

Con le sue sole 48 specie vegetali native, l'Isola di Pasqua è una tra le isole più povere di specie vegetali in tutta l'area del Sud Pacifico.L'isola, infatti, è situata in una zona lontana dalla costa e in tutta la sua storia geologica non ha mai goduto di un collegamento con la terraferma, mentre la maggior parte delle correnti oceaniche che interessano l'isola provengono da occidente e non portano pertanto semi dalla terraferma. Anche il contributo da parte delle specie di uccelli migratori che popolano l'isola è stato modesto.

Si ritiene, perciò, che la maggior parte delle piante attualmente presenti sull'Isola di Pasqua sia stata importata dall'uomo. Tale teoria trova inoltre conferma sia nella leggenda locale di Hotu Matu'a (Grande Genitore), secondo la quale furono gli uomini a portare le piante, sia nei diari dei primi europei che visitarono tale isola, secondo i quali la popolazione locale disponeva al momento del loro arrivo già di proprie coltivazioni che venivano usate per il sostentamento umano e come fonte di mangime animale.

Le ricerche dei botanici sui pollini presenti nei sedimenti delle paludi (palinologia) e sui frammenti di legno bruciati ritrovati nei forni e nei cumuli di rifiuti più antichi hanno dimostrato che la vegetazione attuale è il risultato di una serie di radicali modifiche apportate direttamente e indirettamente dall'uomo nel corso dei secoli. Secondo queste analisi, l'isola era coperta fino a qualche secolo fa da una fitta vegetazione composta da diverse specie di piante ad alto fusto, tra cui una palma gigante (simile alla specie Jubaea chilensis), probabilmente la più grande al mondo, raggiungendo un diametro del tronco di due metri, e altre affini a specie presenti nella Polinesia orientale tra cui l'Alphitonia, Elaeocarpus (entrambe usate per costruire canoe), il palissandro oceanico (Thespesia populnea), e altre oggi non più presenti sull'isola. Dal 1010 in poi l'isola subì una progressiva deforestazione durante la quale, secondo alcune stime, oltre 10 milioni di palme giganti vennero abbattute, favorendo di conseguenza sia l'erosione dello strato fertile di terreno che ricopre l'isola, sia la desertificazione di ampie zone, esponendo il terreno al vento e alle intemperie. Tale evento potrebbe essere stato anche causa di una drastica riduzione della popolazione sull'isola.

A testimonianza delle ampie foreste che una volta ricoprivano l'isola sarebbe rimasto solo lo Scirpus californicus, una specie di canna che cresce esclusivamente all'interno del cratere di Rano-Kao usata anticamente dalla popolazione indigena per ricoprire le capanne. Per quanto riguarda invece la specie d'albero, il Sophora toromiro, che una volta ricopriva l'intera isola, questa può essere ritenuta estinta, dal momento che esistono solo pochi esemplari al mondo coltivati all'interno di giardini botanici.

Le specie di felci sull'isola sono quindici, di cui quattro endemiche.

Tra le piante indigene esistenti sull'Isola di Pasqua spicca anche la Triumfetta semitriloba, un arbusto dalle piccole dimensioni che appartiene alla famiglia delle Tiliaceae. Questa è probabilmente, in accordo con alcuni studi, una delle prime piante che circa 35 000 anni fa popolò l'isola. In passato questa pianta veniva utilizzata per tessere le reti dei pescatori.

Il paesaggio odierno, nel complesso, è prevalentemente occupato da ampie praterie, popolate perlopiù da Poaceae, Cyperaceae e da Asteraceae, alle quali si aggiungono alcune piante di eucalipto (di origine australiana) nella zona meridionale dell'isola, frutto di alcuni tentativi, condotti negli ultimi decenni, di impiantare foreste di tale pianta.

Secondo i diari di bordo, all'epoca della scoperta da parte degli europei, la popolazione indigena avrebbe coltivato piante di banano all'interno di alcune caldere, dimostrando una certa abilità nella coltivazione di queste piante; infatti, il forte vento che spira quasi tutto l'anno sull'isola rende pressoché impossibile la coltivazione di piante sensibili, e ha reso necessario attuare particolari accorgimenti affinché potessero essere coltivate. Come all'epoca, anche oggi alcune piante di banano vengono coltivate all'interno delle caldere che, essendo riparate dal vento, dispongono di un microclima favorevole alla crescita.

Fauna

Come la flora, anche la fauna dell'isola ha risentito notevolmente della presenza degli esseri umani e della sua posizione isolata. Secondo le ricerche condotte, l'Isola di Pasqua prima della colonizzazione umana era abitata da almeno 25 specie di uccelli marini e da 6 specie di uccelli terrestri. Nessuna specie terrestre è sopravvissuta all'estinzione, e delle specie marine ne rimane solo una sull'isola, mentre altre 9 si sono rifugiate in piccole colonie sugli isolotti rocciosi presenti al largo dell'isola principale.

I mammiferi che vivono sull'isola quali cavalli, pecore, mucche e maiali sono tutti stati importati dagli uomini, come del resto è avvenuto anche per i ratti, importati in varie fasi della storia dell'isola. Si ritiene che il ratto polinesiano (Rattus exulans) sia stato importato sull'Isola di Pasqua come animale da macello dai primi coloni e che solo successivamente, con la scoperta da parte degli europei, sia stato importato il ratto marrone (Rattus norvegicus), che entrò in competizione con il ratto polinesiano causandone l'estinzione.

Per quanto riguarda invece la classe dei rettili, l'isola è abitata dalla lucertola Cryptoblepharus poecilopleurus, comunemente chiamata sull'isola "moco". L'animale misura all'incirca una lunghezza di 12 centimetri e ha un colore marrone chiaro.

La fauna marina non è tropicale o subtropicale come avviene per molte isole del Pacifico meridionale, ed è pertanto relativamente povera. Sull'isola non esiste una barriera corallina. Le acque intorno all'isola sarebbero popolate da circa 104 specie di pesci, mentre al largo vivono grandi branchi di capodogli. Una possibile spiegazione per l'elevato numero di capodogli che popolano queste acque potrebbe essere data dalle molte sorgenti sottomarine tuttora attive nei fondali oceanici di quella zona e che favoriscono, con la loro immissione di acqua calda, la prolificazione dei calamari dei quali i capodogli si nutrono. Sempre nelle vicinanze di alcune sorgenti sottomarine, un gruppo di biologi marini ha scoperto nel 2005 una nuova specie di crostacei, battezzata Kiwa hirsuta.

Di particolare interesse è infine una particolare specie di gasteropode che esiste solamente sull'Isola di Pasqua e sull'isola di Sala y Gómez: la Cypraea englerti, così nominata in onore di Sebastian Englert.

Orongo e il culto dell'uomo uccello

In seguito ai cambiamenti all'interno della società e ai cambiamenti ambientali provocati dalla popolazione indigena, si verificò anche uno stravolgimento di tradizioni e credenze delle tribù indigene che popolavano l'isola. Dal 1500 d.C. in poi non vengono più eretti nuovi moai, bensì quelli esistenti vengono abbattuti. Cessa quindi anche la venerazione degli avi che fino ad allora rappresentava la tradizione più importante della popolazione indigena. Al posto degli avi si venera ora l'Uomo Uccello (in polinesiano Tangata manu): un essere per metà uomo e per metà uccello.

Ogni primavera le singole tribù dell'isola sceglievano un guerriero che doveva partecipare al rito dell'uomo uccello. Il rito consisteva in una gara di forza e abilità: si partiva dal santuario di Orongo, ci si tuffava in mare dallo strapiombo del vulcano Rano Kao, si raggiungeva a nuoto - con il rischio di attacchi di squali - l'isolotto di Motu Nui, qui si raccoglieva il primo uovo lì deposto dalla sterna fuligginosa e lo si riportava a terra presso il Gran Sacerdote. Chi riusciva per primo a riportare un uovo indenne diveniva il nuovo uomo uccello fino alla primavera successiva, quando il rituale si ripeteva.

Quali siano le origini di questo rituale non è noto e ancor meno si sa se la tradizione dell'uomo uccello esistesse già prima del 1500 o se sia stata frutto (come alcuni archeologi speculano) di alcune caste di guerrieri, che vollero in tale modo garantirsi una posizione di rilievo. Certo è che su molte isole popolate dai polinesiani si venerava già in passato l'uomo uccello. Si può presupporre quindi che questo tipo di culto abbia origini lontane e che fosse già praticato dalla popolazione indigena prima del 1500, anche se probabilmente in forma minore.

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