Genere

Vampyroteuthis infernalis

1 specie

Vampyroteuthis infernalis, conosciuto comunemente come calamaro vampiro, è un mollusco cefalopode degli oceani temperati e tropicali, unica specie oggi vivente dell'ordine Vampyromorphida.

Il calamaro vampiro è un esempio estremo di un cefalopode adattatosi a vivere a grandi profondità: risiede nella zona afotica (cioè senza luce) a profondità di 600-900 metri o più. All'interno di questa fascia della vita marina vi è un habitat conosciuto come zona ad ossigenazione minima (in inglese, oxygen minimum zone o OMZ), in cui l'ossigeno disciolto è insufficiente a sostenere il metabolismo aerobico nella maggior parte degli organismi. Il calamaro vampiro riesce però a respirare normalmente in questa fascia, fino a un livello di saturazione d'ossigeno del 3% appena.

Ciò è frutto di determinati adattamenti radicali. Tra tutti i cefalopodi propri delle grandi profondità, il metabolismo del calamaro vampiro è il più lento. Nel suo sangue, di colore blu, l'emocianina (che nei cefalopodi sostituisce l'emoglobina) trasporta l'ossigeno più efficientemente che in altri cefalopodi, e lo assistono in questo anche branchie di grande superficie.

Pur avendo una muscolatura debole, i calamari vampiri mantengono l'agilità e l'assetto tramite sofisticati statocisti (organi di bilanciamento simili all'orecchio interno umano) e i loro tessuti ricchi di ammonio si avvicinano perfettamente alla densità dell'acqua circostante.

Alle profondità meno spinte del suo areale verticale, la luce che arriva dall'alto è paragonabile alla luce del cielo al crepuscolo e permette agli occhi sensibili dei predatori di distinguere le sagome di altri animali soprastanti. Per proteggersi, il calamaro genera una propria luce bluastra (bioluminescenza) secondo una strategia chiamata controilluminazione.

Da parte loro, i grandi occhi del calamaro vampiro rilevano luci tenuissime. Un paio di fotorecettori sono collocati sulla parte superiore della testa, forse per allertare l'animale in caso di movimenti più in alto.

Come molti cefalopodi abissali, il calamaro vampiro non possiede la sacca dell'inchiostro. Se minacciato, emette invece dalle punte dei tentacoli una nuvola appiccicosa di muco bioluminescente bluastro, che può durare quasi dieci minuti e permette al calamaro vampiro di scomparire nell'oscurità anche senza allontanarsi troppo. D'altronde, questa difesa viene usata solo in casi estremi, perché la rigenerazione del muco è impegnativa dal punto di vista metabolico.

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Vampyroteuthis infernalis, conosciuto comunemente come calamaro vampiro, è un mollusco cefalopode degli oceani temperati e tropicali, unica specie oggi vivente dell'ordine Vampyromorphida.

Il calamaro vampiro è un esempio estremo di un cefalopode adattatosi a vivere a grandi profondità: risiede nella zona afotica (cioè senza luce) a profondità di 600-900 metri o più. All'interno di questa fascia della vita marina vi è un habitat conosciuto come zona ad ossigenazione minima (in inglese, oxygen minimum zone o OMZ), in cui l'ossigeno disciolto è insufficiente a sostenere il metabolismo aerobico nella maggior parte degli organismi. Il calamaro vampiro riesce però a respirare normalmente in questa fascia, fino a un livello di saturazione d'ossigeno del 3% appena.

Ciò è frutto di determinati adattamenti radicali. Tra tutti i cefalopodi propri delle grandi profondità, il metabolismo del calamaro vampiro è il più lento. Nel suo sangue, di colore blu, l'emocianina (che nei cefalopodi sostituisce l'emoglobina) trasporta l'ossigeno più efficientemente che in altri cefalopodi, e lo assistono in questo anche branchie di grande superficie.

Pur avendo una muscolatura debole, i calamari vampiri mantengono l'agilità e l'assetto tramite sofisticati statocisti (organi di bilanciamento simili all'orecchio interno umano) e i loro tessuti ricchi di ammonio si avvicinano perfettamente alla densità dell'acqua circostante.

Alle profondità meno spinte del suo areale verticale, la luce che arriva dall'alto è paragonabile alla luce del cielo al crepuscolo e permette agli occhi sensibili dei predatori di distinguere le sagome di altri animali soprastanti. Per proteggersi, il calamaro genera una propria luce bluastra (bioluminescenza) secondo una strategia chiamata controilluminazione.

Da parte loro, i grandi occhi del calamaro vampiro rilevano luci tenuissime. Un paio di fotorecettori sono collocati sulla parte superiore della testa, forse per allertare l'animale in caso di movimenti più in alto.

Come molti cefalopodi abissali, il calamaro vampiro non possiede la sacca dell'inchiostro. Se minacciato, emette invece dalle punte dei tentacoli una nuvola appiccicosa di muco bioluminescente bluastro, che può durare quasi dieci minuti e permette al calamaro vampiro di scomparire nell'oscurità anche senza allontanarsi troppo. D'altronde, questa difesa viene usata solo in casi estremi, perché la rigenerazione del muco è impegnativa dal punto di vista metabolico.

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