Il cavallo domestico (Equus ferus caballus Linnaeus, 1758) è un mammifero perissodattilo di medio-grossa taglia appartenente alla famiglia degli Equidi. Con l'avvento dell'addomesticamento si è distinto dal cavallo selvatico, di cui è considerato una sottospecie.
L'evoluzione del cavallo è cominciata dai 55 ai 45 milioni di anni fa e ha portato dal piccolo Hyracotherium con più dita, al grande animale odierno, a cui rimane un unico dito. L'essere umano ha iniziato ad addomesticare i cavalli più tardi rispetto ad altri animali, attorno al 5.000 a.C. nelle steppe orientali dell'Asia (il tarpan), mentre in Europa lo si iniziò ad addomesticare non prima del III millennio a.C. I cavalli della sottospecie caballus sono tutti addomesticati, sebbene alcuni di questi vivano allo stato brado come cavalli inselvatichiti, diversi dai cavalli selvaggi che, invece, non sono mai stati addomesticati.
Uno studio del 2018 dell'Università del Kansas ha rivelato che anche i cavalli di Przewalski, precedentemente ritenuti gli ultimi cavalli selvaggi rimasti, sono in realtà i discendenti inselvatichiti di cavalli che erano già stati addomesticati 5500 anni fa nel nord dell'attuale Kazakistan dal popolo Botai. Il cavallo ha accompagnato e accompagna l'uomo in una notevole varietà di scopi: ricreativi, sportivi, di lavoro e di polizia, bellici, agricoli, ludici e terapeutici. Tutte queste attività hanno generato vari modi di cavalcare e guidare i cavalli usando ogni volta i finimenti più appropriati. L'uomo trae dal cavallo anche carne, latte, ossa, pelle e capelli, nonché estratti di urine e sangue per scopi farmaceutici.
La femmina del cavallo, chiamata giumenta, ha un periodo di gestazione (gravidanza) dei puledri di circa undici mesi, al termine dei quali il piccolo, una volta partorito, riesce a stare in piedi e a correre da solo dopo pochissimo tempo. Solitamente l'addomesticamento avviene dopo i tre anni di vita dell'animale. A cinque anni è completamente adulto, con una prospettiva di vita che si aggira sui 25-30 anni. Il cavallo presenta un'elevata specializzazione morfologica e funzionale all'ambiente degli spazi aperti come le praterie, in particolare ha sviluppato un efficace apparato locomotore e un apparato digerente adatto all'alimentazione con erbe dure integrate con modeste quantità di foglie, ramoscelli, cortecce e radici.
Le razze di cavalli si dividono in base alla corporatura (dolicomorfi, mesomorfi e brachimorfi) e in base al temperamento (a sangue freddo, a sangue caldo e a sangue ardente, come i purosangue). Il tipo brachimorfo comprende i cavalli da tiro (Shire, Vladimir, Gypsy Vanner, ecc.), il tipo dolicomorfo le "razze leggere da sella" (purosangue inglese, arabo, trottatori, ecc.), mentre il tipo mesomorfo comprende le "razze da sella" (inglese e americana, Quarter Horse, trottatori, ecc.).
Secondo il Guinness dei primati il cavallo più grande esistito in epoca recente è stato big Jake, alto 2,10 metri e pesante 1180 chili.
La parola cavallo deriva dal tardo latino căballus, che indicava però principalmente il cavallo da fatica o castrato, invece in latino "cavallo" si dice ĕquus, da cui il nostro equitazione. L'aggettivo ippico invece deriva dal greco antico: ἵππος, híppos («cavallo»).
A seconda dell'età e del sesso ci si può riferire ad un cavallo in vari modi, alcuni mutuati dalla lingua inglese:
Nell'ippica questi termini possono cambiare: ad esempio, nelle corse di purosangue inglesi che si svolgono nell'arcipelago britannico sono definiti "colt" e "filly" i cavalli con meno di cinque anni di vita, anziché quattro.
Per gran parte delle competizioni sportive l'età del cavallo è calcolata come se l'animale fosse nato il 1º gennaio nell'emisfero boreale e il 1º agosto nell'emisfero australe, a prescindere dal vero giorno di nascita. Un'eccezione è l'endurance equestre, dove l'età minima del cavallo per partecipare è calcolata dall'effettivo giorno di nascita.
A seconda della razza, della cura con cui è stato mantenuto e dal modo in cui si è sviluppato, il cavallo domestico ha una vita media variabile dai 25 ai 30 anni; più raramente supera i 40 anni di vita. Il record è detenuto da Old Billy, un cavallo del XIX secolo morto all'età di 62 anni.
L'alimentazione di un cavallo deve essere equilibrata e funzionale al lavoro che svolge.
Se un cavallo vive al paddock e non lavora, l'erba disponibile durante le stagioni calde gli sarà sufficiente, in inverno invece gli basterà solo il fieno. Se invece il cavallo lavora regolarmente, avrà bisogno di cereali e mangimi concentrati che integrino il suo fabbisogno di carboidrati, proteine, grassi, fibre, vitamine e minerali.
L'ideale è farlo mangiare spesso, dividendo la quantità totale della sua alimentazione quotidiana. Ad esempio si può suddividere la dieta in 3 razioni di fieno e 3 di mangime, alternandole e seguendo la stessa routine ogni giorno. È importante comunque garantire minimo 3 pasti al giorno e sempre negli stessi orari. Se il cavallo non mangia erba fresca, dargli spesso mele e carote compenserà il fabbisogno di vitamine e minerali e lo renderà molto felice, visto che i cavalli adorano la frutta.
I principali alimenti per il cavallo, oltre a erba e fieno sono:
In estate è bene appendere al box dei rulli di sale che il cavallo leccherà per soddisfare la carenza di sali minerali data dalla disidratazione per il sudore. Esperti consigliano inoltre di somministrare i mangimi dopo averli lasciati a bagno nell'acqua per una notte intera, in modo da idratare adeguatamente il cavallo nei mesi caldi.
Benché sia il maschio sia la femmina del cavallo raggiungano la maturità sessuale all'età di circa due anni, i primi istinti sessuali si manifestano al primo anno di vita ma in allevamento raramente vengono fatti riprodurre prima dei tre. Le cavalle rimangono fertili oltre il quindicesimo anno, mentre nei maschi la vita sessuale dura quasi tutta la vita. Durante l'anno l'attività sessuale è più spiccata da febbraio a luglio, con punte nei mesi di aprile, maggio e giugno, che insieme costituiscono la cosiddetta "stagione di monta", durante la quale lo stallone può compiere fino a due salti al giorno e i calori nella femmina sono più evidenti. I calori nelle femmine sono riscontrabili da tumefazione dei genitali esterni, arrossamento della mucosa vaginale ed emissione di un liquido vischioso, unitamente da una tendenza a scalciare, urinare e alzare la coda; lo stallone in calore è invece eccitato e inquieto, esibisce il flehmen, nitrisce spesso e presenta l'organo sessuale in erezione. Durando il ciclo estrale ventidue giorni, in caso di mancata fecondazione i calori nella cavalla si ripresentano dopo tre o quattro settimane, ogni volta con una durata variabile dai tre agli otto giorni.
Al termine della gestazione, che dura in media undici mesi e dieci giorni, nasce generalmente un solo puledro. Durante la gravidanza la fattrice non deve essere lasciata inattiva ma neanche sottoposta a lavori troppo gravosi, l'appetito aumenta, le mammelle si ingrossano e il carattere dell'animale è più tranquillo, mentre dopo il quinto mese l'addome si ingrossa assumendo un aspetto rotondeggiante. Nell'ultimo mese prima del parto la cavalla torna irrequieta, si alza e si corica spesso e le mammelle diventano turgide. Pochi giorni dopo il parto la cavalla può di nuovo essere fecondata. Il periodo di "convalescenza" post-parto dura un mese, dopo il quale la cavalla è in grado di svolgere un moderato lavoro. Lo svezzamento del puledro avviene dopo circa sei-sette mesi di allattamento.
I riproduttori vengono scelti tenendo conto dei fattori morfologici e funzionali. Generalmente i maschi non destinati alla riproduzione vengono castrati al fine di ottenere un animale più tranquillo per la monta, mentre vengono sterilizzati con la sola resezione dei dotti deferenti i maschi destinati al ruolo di "stallone ruffiano", cioè per accertarsi che la femmina sia davvero disposta all'accoppiamento onde evitare rifiuti con possibile danneggiamento allo stallone riproduttore.
Il cavallo è un animale longevo che può superare i 40 anni d'età, sebbene la vita media si aggiri tra i 25 e i 30 anni a causa di problematiche legate ai diversi lavori svolti dall'animale (traumi, malattie, inadeguatezza di cibo e stile di vita), sia per il costo elevato del mantenimento che rende controproducente tenere a lungo animali da reddito non più in grado di svolgere le attività per cui sono stati acquistati.
Un cavallo selvaggio propriamente detto è un animale i cui progenitori non sono mai stati addomesticati dall'uomo. La maggior parte dei cavalli noti oggi come "selvaggi", ad esempio i famosi mustang americani, sono in realtà cavalli inselvatichiti, fuggiti o lasciati liberi dall'uomo. La storia scritta riporta solitamente due sottospecie di cavalli mai addomesticati, il tarpan e il cavallo di Przewalski.
Il cavallo di Przewalski (Equus ferus przewalskii), così chiamato in onore dell'esploratore russo Nikolaj Michajlovič Prževal'skij, conosciuto anche come "Mongolian Wild Horse", vive in Mongolia in pericolo di estinzione, portato in questo stato presumibilmente tra il 1969 e il 1992, anno in cui alcuni esemplari provenienti da numerosi zoo vennero reintrodotti nell'ambiente selvaggio.
Il tarpan, o "European Wild Horse" (Equus ferus ferus) era diffuso in Asia ed Europa, ma si estinse nel 1909 con la morte dell'ultimo esemplare in uno zoo russo, e con esso andò perduta anche la linea genetica. I tentativi di ricreare il tarpan hanno portato a cavalli simili, tutti però discendenti da cavalli addomesticati.
Periodicamente vengono proposte ipotesi di specie relitte di cavalli selvaggi, che tuttavia all'atto pratico risultano essere inselvatichiti o domestici. È il caso ad esempio del cavallo di Riwoche del Tibet, il cui codice genetico non è però diverso da quello di un cavallo domestico, o della sorraia portoghese, indicata come diretta discendente del tarpan ma in realtà, come dimostrano gli studi eseguiti sul DNA, più vicina ad altre specie, considerando anche che l'aspetto esteriore non può essere considerato una prova solida.
Sopravvissuto in Europa e Asia, la prima evidenza storica dell'addomesticamento del cavallo si ha in Asia centrale verso il 3.000 a.C. Nelle zone dell'Asia centrale e meridionale il cavallo fu addomesticato dagli allevatori di stirpe mongola, che diedero vita all'Impero mongolo proprio grazie alla forza e all'astuzia dell'esercito di guerrieri a cavallo. Secondo altri studiosi, l'addomesticamento risale a 6.000 anni fa nell'Età del rame presso la cultura di Srednij Stog fiorente in Ucraina.
Per quanto riguarda l'Europa, l'uso del cavallo fu appreso prima da popoli tradizionalmente associati alla sfera indoeuropea, come gli Ittiti o i Hurriti di Mitanni, che potrebbero averne diffuso l'uso in Mesopotamia. Le prime documentazioni scritte sul cavallo risalgono al 2300-2100 a.C.: antichi documenti sumeri, dove il cavallo è chiamato anshe-kur-ra, cioè "asino di montagna". Tuttavia i popoli mesopotamici gli preferirono l'asino; l'uso bellico del cavallo (ad opera dei popoli indoeuropei) era principalmente nel carro da guerra.Nei popoli hittiti, prima che negli altri popoli, la società ebbe una classe sociale di cavalieri: i "maryannu", ovvero "giovani cavalieri".
Oggi il cavallo è usato soprattutto in ambito sportivo (nelle innumerevoli discipline dell'equitazione e dell'ippica), circense, in alcune fasi della corrida spagnola, patria anche della disciplina dell'Alta Scuola. Altre nazioni, come la Francia con il Cadre Noir di Saumur e l'Austria con la Scuola di equitazione spagnola, hanno una grande tradizione di "Alta Scuola". In alcune zone rurali e laddove l'utilizzo delle moderne attrezzature meccaniche non è possibile, sopravvive l'utilizzo del cavallo come mezzo di trasporto e aiuto nel lavoro agricolo.
Un uso molto recente del cavallo, basato sia sulla fortissima carica emotiva connessa al rapporto uomo-cavallo che a peculiari aspetti psicomotori connessi all'equitazione, è la cosiddetta ippoterapia o "riabilitazione equestre", consistente nell'uso del cavallo come strumento di riabilitazione per le persone diversamente abili.