Genere

Otocyon megalotis

1 specie

L'otocione (Otocyon megalotis Desmarest, 1822), detto anche megalotide, o volpe dalle orecchie di pipistrello, è una piccola volpe indigena dell'Africa subsahariana. Si riconoscono due sottospecie, separate da circa 1.000 chilometri: il O. m. megalotis dell'Africa meridionale e il O. m. canescens dell'Africa orientale. Viene classificato dalla IUCN tra le specie a rischio minimo, dato il suo vasto areale e la sua adattabilità, sebbene possa essere minacciato localmente da carenze alimentari e da malattie.

Il nome del genere deriva dal greco ōt- (orecchio) e cýōn (cane), con il significato di "dalle orecchie di cane".

Si tratta di una volpe primitiva, il cui genere ebbe origine in Sudafrica nel Pliocene superiore. Oltre le orecchie larghe, la specie dispone di numerose caratteristiche distintive, quali una mascherina di pelo nero, una mandibola con una sporgenza subangolare con 46-50 denti, il numero più alto di qualsiasi mammifero placentato. È l'unico canino veramente insettivoro, cibandosi in maniera particolare di termiti della famiglia Hodotermitidae. La sottospecie meridionale è monogama, come gran parte delle altre volpi, ma la forma orientale dimostra comportamenti poligami.

Gli habitat prediletti dagli otocioni sono fortemente correlati alla presenza delle termiti, quindi si trovano soprattutto in pianure aperte, boscaglie di acacia, prati sovra-pascolati, e zone di suolo calcareo o ricco di cenere vulcanico.

L'otocione dispone di un areale disgiunto che ingloba le regioni aride e semi-aride dell'Africa meridionale ed orientale, con due popolazioni separate da 1.000 km. La sottospecie orientale, O. m. canescens, si estende dal Sudan del Sud , Etiopia e Somalia giù attraverso l'Uganda , Kenya e Tanzania sudoccidentale. La sottospecie meridionale, O. m. megalotis, invece si estende dall'Angola attraverso Namibia e Botswana fino al Mozambico e al Sudafrica . Questa distribuzione disgiunta è simile a quella che si vede nel protele e nello sciacallo dalla gualdrappa, ed è probabile che i due areali fossero collegati durante il Pleistocene.

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L'otocione (Otocyon megalotis Desmarest, 1822), detto anche megalotide, o volpe dalle orecchie di pipistrello, è una piccola volpe indigena dell'Africa subsahariana. Si riconoscono due sottospecie, separate da circa 1.000 chilometri: il O. m. megalotis dell'Africa meridionale e il O. m. canescens dell'Africa orientale. Viene classificato dalla IUCN tra le specie a rischio minimo, dato il suo vasto areale e la sua adattabilità, sebbene possa essere minacciato localmente da carenze alimentari e da malattie.

Il nome del genere deriva dal greco ōt- (orecchio) e cýōn (cane), con il significato di "dalle orecchie di cane".

Si tratta di una volpe primitiva, il cui genere ebbe origine in Sudafrica nel Pliocene superiore. Oltre le orecchie larghe, la specie dispone di numerose caratteristiche distintive, quali una mascherina di pelo nero, una mandibola con una sporgenza subangolare con 46-50 denti, il numero più alto di qualsiasi mammifero placentato. È l'unico canino veramente insettivoro, cibandosi in maniera particolare di termiti della famiglia Hodotermitidae. La sottospecie meridionale è monogama, come gran parte delle altre volpi, ma la forma orientale dimostra comportamenti poligami.

Gli habitat prediletti dagli otocioni sono fortemente correlati alla presenza delle termiti, quindi si trovano soprattutto in pianure aperte, boscaglie di acacia, prati sovra-pascolati, e zone di suolo calcareo o ricco di cenere vulcanico.

L'otocione dispone di un areale disgiunto che ingloba le regioni aride e semi-aride dell'Africa meridionale ed orientale, con due popolazioni separate da 1.000 km. La sottospecie orientale, O. m. canescens, si estende dal Sudan del Sud , Etiopia e Somalia giù attraverso l'Uganda , Kenya e Tanzania sudoccidentale. La sottospecie meridionale, O. m. megalotis, invece si estende dall'Angola attraverso Namibia e Botswana fino al Mozambico e al Sudafrica . Questa distribuzione disgiunta è simile a quella che si vede nel protele e nello sciacallo dalla gualdrappa, ed è probabile che i due areali fossero collegati durante il Pleistocene.

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