Il picchio imperiale (Campephilus imperialis Gould, 1832) è - o era - un imponente membro della famiglia dei Picidi. Nel caso non fosse estinto, sarebbe la specie di picchio più grande del mondo. A causa della sua stretta parentela e della sua somiglianza con il picchio beccoavorio, viene chiamato talvolta «picchio beccoavorio del Messico», sebbene tale nome venga usato anche per indicare il picchio beccochiaro. Questo grande (56 cm) e caratteristico uccello era noto da lungo tempo agli abitanti originari del Messico, che lo chiamavano cuauhtotomomi in nahuatl, mentre i Tepehuán lo chiamavano uagam e i Tarahumara cumecócari.
Il maschio aveva una cresta rossa sui lati, ma era completamente nero, tranne le primarie interne, che avevano la punta bianca, le secondarie, che erano bianche, e una striscia bianca sulle scapole che, diversamente da quella del picchio beccoavorio, non si estendeva sul collo. La femmina era molto simile, ma aveva una cresta tutta nera e (diversamente da quella del picchio beccoavorio) ricurva all'estremità. Un tempo era molto diffuso e, fino agli inizi degli anni '50, piuttosto comune in tutta la Sierra Madre Occidentale del Messico, dal Sonora occidentale e dal Chihuahua fino al Jalisco e al Michoacán a sud.
Prediligeva le foreste montane di pini di Durango, pini bianchi del Messico, pini taeda, pini di Montezuma e querce, solitamente a quote comprese tra i 2100 e i 2700 metri. Andava in cerca di cibo perlustrando i tronchi dei pini secchi e raccogliendo le larve di insetto che trovava sotto la corteccia. Per poter sopravvivere, ogni coppia riproduttiva necessitava di una vasta area di foresta primaria intatta (circa 26 km²); al di fuori della stagione riproduttiva sembra che questo uccello si riunisse in piccoli gruppi costituiti al massimo da una dozzina di esemplari che si spostavano verso altre aree, apparentemente a seconda della disponibilità di cibo (Lammertink et al., 1996).