Montagna

Pamir

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Il Pamir è un elevato massiccio montuoso situato prevalentemente nella parte orientale del Tagikistan, ma anche nelle aree limitrofe di Afghanistan, Cina e Kirghizistan. Situato nel punto dove convergono vari sistemi orografici dell'Asia centrale e del Tibet, presenta tre cime principali che superano i 7000 metri, tra le quali il picco Ismail Samani (7495 m), generalmente considerato la sua cima più alta, che hanno valso al massiccio l'appellativo di «tetto del mondo».

Con il nome comune pamir (plurale pamiri) si indicano anche un certo tipo di valli glaciali più fertili delle montagne e degli altopiani circostanti, che sono generalmente caratterizzati da condizioni climatiche estreme, con precipitazioni molto scarse ed escursioni termiche considerevoli, in particolare nella parte orientale desertica del massiccio. Tuttavia, il Pamir è una delle regioni che ospitano più ghiacciai al di fuori dei poli, come il ghiacciaio Fedčenko, lungo 77 chilometri; di conseguenza esso è attraversato da un gran numero di fiumi appartenenti ai bacini dell'Amu Darya ad ovest e del Tarim ad est e ospita centinaia di laghi. Nonostante l'estrema scarsità della flora che caratterizza l'ecoregione della tundra e deserto d'altitudine del Pamir, la fauna è molto diversificata: tra le specie maggiormente degne di nota figura l'argali di Marco Polo, una specie endemica e in pericolo di estinzione.

L'uomo frequenta la regione del Pamir da vari millenni: essa si trova infatti lungo uno degli itinerari secondari della via della seta, che nell'Antichità attraversava l'Asia centrale, ma solamente i Tagiki a partire dal II secolo e i Kirghisi a partire dal XVI vi si sono insediati permanentemente. Marco Polo, nel XIII secolo, fu il primo europeo a raccontare la sua traversata del Pamir. Tuttavia, furono ben pochi quelli che seguirono le sue orme, almeno fino alla metà del XIX secolo, quando la zona venne esplorata e si trovò al centro di un conflitto geopolitico, il cosiddetto «Grande Gioco», tra l'Impero russo a nord e l'India britannica a sud. Finita quest'epoca, il Pamir ripiombò nuovamente nell'oblio durante il XX secolo. Attualmente, è abitato da varie popolazioni adattatesi a vivere in montagna: i Tagiki, ad ovest e a sud, e i Kirghisi, a nord e ad est. Questi ultimi, che si spostano con le loro greggi nei pochi pamiri fertili, conducono uno stile di vita semi-nomade e sono i custodi di una cultura ricca di tradizioni popolari.

Il Pamir rimane tuttora una delle regioni più isolate del mondo. Le infrastrutture sono poco sviluppate e la popolazione continua a dipendere dagli aiuti esterni. Anche il turismo, basato essenzialmente su alpinismo, trekking ed ecoturismo, stenta a svilupparsi, malgrado la presenza di numerose aree protette, tra le quali il parco nazionale del Pamir, il più grande dell'Asia centrale.

Localizzazione

Situate in Asia centrale, le montagne del Pamir costituiscono un nodo orografico nel punto dove si congiungono il Tien Shan a nord, il Kunlun ad est, il Karakorum a sud e l'Hindu Kush a sud-ovest. Ricadono per lo più nella provincia autonoma del Gorno-Badakhshan, che occupano interamente. Questa è situata nella parte orientale del Tagikistan e raggruppa sette rajon, Darvoz, Vanj, Rushon, Shughnon, Roshtqal'a, Ishkoshim e Murghob, ai quali si aggiunge la città di Choruǧ, capitale della provincia autonoma. Piccole parti della catena montuosa si trovano anche nella provincia di Nohiyaho‘i tobe‘i jumhurî, nell'oblast' di Osh nel sud del Kirghizistan, nella provincia del Badakhshan nel nord-est dell'Afghanistan e nella regione autonoma dello Xinjiang in Cina. Il loro confine meridionale è delimitato dal corridoio del Wakhan, dove scorre il Wakhan Darya, ramo sorgentifero del Pjandž, mentre il loro confine settentrionale è costituito dalla vasta depressione della valle di Alaj, dove scorre il Kyzylsu, corso superiore del Vachš. La loro frontiera orientale, con il Kunlun, è più controversa: alcuni la fanno passare a livello della larga faglia dove oggi corre la strada del Karakorum; altri la situano 150-200 chilometri più ad est. Il loro confine occidentale è piuttosto vago, in quanto il rilievo diminuisce gradualmente di altitudine. A tale riguardo la Grande enciclopedia sovietica afferma:

Idrografia

La stragrande maggioranza dei fiumi che attraversano il Pamir appartiene al bacino dell'Amu Darya. Il più importante tra questi è il Pjandž, che nasce dalla confluenza tra il Pamir e il Wakhan Darya e delimita i confini meridionali e sud-occidentali del massiccio, e allo stesso tempo segna il confine tra il Tagikistan e l'Afghanistan. Tra i suoi affluenti di destra vi sono il Gunt, che confluisce in esso nella città di Choruǧ e a sua volta raccoglie le acque dello Šachdara all'ingresso dell'agglomerato; il Bartang, chiamato Oksu nel suo corso superiore e Murghab (che significa «l'acqua vicino alla quale nidificano gli uccelli») nel suo corso medio, che nasce a poche centinaia di metri dalle sorgenti del Pjandž e attraversa letteralmente il Pamir da est ad ovest per diverse centinaia di chilometri prima di confluire nel Pjandž; lo Jazgulem e il Vanč. Segnando il confine settentrionale del Pamir con i nomi prima di Kyzylsu poi di Surchob, anche il Vachš confluisce da destra nel Pjandž molto ad ovest del massiccio, ai confini sud-occidentali del Tagikistan, per formare l'Amu Darya. Il Muksu e l'Obichingou sono due affluenti di sinistra del Surchob che drenano la catena di Pietro il Grande e i monti del Darvaz. Altri fiumi alimentano il lago endoreico di Karakul', tra cui il Karadžilga e il Muzkol. La parte occidentale dei monti del Sarykol appartiene al bacino del Tarim. In tutto sono circa 173 i fiumi che percorrono il massiccio, ai quali vanno aggiunte più di 200 sorgenti minerali, un terzo delle quali sono calde.

A seconda delle fonti, nel Pamir vi sono tra 846, per una superficie complessiva di 1343 chilometri quadrati, e 1449 laghi. Oltre al lago Karakul', che si estende per 38.000 ettari in un cratere da impatto vecchio di 25 milioni di anni nel nord-est del Pamir, dalle acque particolarmente basiche, con un pH compreso tra 7,3 e 8,0, vi sono i laghi gemelli Rangkul e Shorkul sul versante occidentale dei monti del Sarykol e il lago Zorkul', formato da una morena, tra i monti dell'Aličur meridionali e Wakhan. Il lago Turumtaikul, 4260 metri di quota, è il più elevato. Al centro del massiccio, i laghi Yashilkul (il «lago verde») e Sarez sono stati creati dalle frane. Il secondo, conseguenza del terremoto del 1911, si è formato spontaneamente a seguito dello sbarramento del corso del fiume Bartang da parte della barriera di Usoi, la più alta del mondo. Si estende per una lunghezza di sessanta chilometri e ha una profondità massima di 500 metri. Esso continua a innalzarsi al ritmo di venti centimetri all'anno, facendo temere per la tenuta dello sbarramento e la distruzione potenziale di 32 villaggi situati immediatamente a valle, ai quali si aggiungerebbero disagi a cinque milioni di persone che vivono nel bacino dell'Amu Darya. Alcuni laghi congelano da novembre fino a maggio e a metà dell'inverno possono essere ricoperti perfino da un metro di ghiaccio.

Il Pamir è percorso da 3000 ghiacciai che ricoprono una superficie totale di 8400 chilometri quadrati secondo dati degli anni '70 o da 13.000 ghiacciai che coprono in tutto 12.000 chilometri quadrati secondo dati più recenti risalenti al 1990, ma che tengono conto dei confini geografici più estesi del massiccio. Essi contribuiscono a rifornire di acqua 60 milioni di persone in Tagikistan, Afghanistan, Uzbekistan, Turkmenistan e Xinjiang. Tra questi, nella catena dell'Accademia delle Scienze, si trova il ghiacciaio Fedčenko, il più lungo dell'ex URSS e il più lungo ghiacciaio al di fuori delle regioni polari con i suoi 77 chilometri. All'inizio degli anni '60 conteneva 200 milioni di metri cubi di ghiaccio, che si formava grazie agli ingenti accumuli di neve. Sulla catena di Pietro il Grande, sui monti del Darvaz, del Vanč e dello Jazgulem si trovano i ghiacciai Grumm-Grzhimailo, lungo 36 chilometri, Garmo, 27 chilometri, Surgan, 24 chilometri, dell'Istituto Geografico, 21 chilometri, e Fortambek, 20 chilometri. Il più lungo ghiacciaio del Trans-Alaj è il ghiacciaio del Grande Saukdara, lungo 25 chilometri, mentre il ghiacciaio Lenin avanza anche alla velocità di cento metri al giorno e talvolta penetra anche per diversi chilometri nelle valli. Queste accelerazioni sono state osservate e studiate anche nei ghiacciai Medvezhy (letteralmente «ghiacciaio dell'Orso») e Bivatchny (letteralmente «ghiacciaio del Bivacco») e non sono una conseguenza dell'aumento del loro volume, bensì del loro scioglimento insolito, in quanto il ghiaccio sembra non avere più la stessa resistenza che aveva prima. Anche sui monti di Rušan e sui monti dell'Aličur settentrionali si trovano ghiacciai degni di nota. Tuttavia, l'area oggi occupata dai ghiacciai è nettamente inferiore a quella che ricoprivano durante l'ultima glaciazione, quando formavano una calotta glaciale che si estendeva fino all'Hindu Kush e all'altopiano tibetano. A causa del cambiamento climatico, la ritirata dei ghiacciai ha subito un'accelerazione generale negli ultimi cinquant'anni, ma essa ha influenzato solamente il 3-5% della parte centrale e orientale del massiccio rispetto al 15% di quella occidentale. Il ghiacciaio Fedčenko si è ritirato di oltre 1000 metri tra il 1920 e il 2000, dei quali ben 750 dal 1958, e ha perso 2 chilometri quadrati di superficie tra la stessa data e il 2009. Nel corso degli ultimi dieci-venti anni la portata dei fiumi è aumentata del 2% a causa dello scioglimento dei ghiacciai e dell'aumento delle precipitazioni.

Clima

La parte occidentale del Pamir è sottoposta ad un clima continentale, con estati temperate e secche e inverni lunghi e freddi. La parte orientale è invece caratterizzata da un clima arido, con un tasso di umidità talvolta inferiore al 10%, o talvolta glaciale, soggetta a un intenso soleggiamento e spazzata da venti violenti. La regione del Pamir è situata nella zona subtropicale; durante l'estate, nei cieli sovrastanti, si trovano masse d'aria tropicali, mentre a partire da ottobre inizia a formarsi una depressione sulla parte occidentale del massiccio, che dura fino ad aprile e apporta precipitazioni sulle regioni pedemontane occidentali e trattiene le masse d'aria fredda ad est.

In tutto il massiccio, le temperature medie annue variano tra 0 e -8 °C e quelle estive tra 2 e 10 °C. Ad est in particolare, la temperatura media di gennaio è di -17,8 °C a 3600 metri di altitudine e scende frequentemente fino a -50 °C in inverno. Presso il lago Bulun-Kul, a 4000 metri di quota, è stata registrata una temperatura di -63 °C, un record nazionale per il Tagikistan. Di conseguenza, è presente uno strato di permafrost nelle valli del fiume Murghab od Oksu e nella depressione del lago Karakul', dove può raggiungere uno spessore compreso tra 80 centimetri e un metro. In estate, l'escursione termica è talvolta superiore a 25 °C, con gelate notturne e temperature che di giorno superano raramente i 20 °C. La temperatura media di luglio è di 13,9 °C a 3640 metri di altitudine e di appena 8,2 °C intorno al lago Karakul' a 3960 metri. I record di escursione termica nell'arco di 24 ore raggiungono i 60 °C. Ad ovest, a 2160 metri di altitudine, la temperatura media è di -7,4 °C a gennaio e di 22,5 °C a luglio. Le temperature sono superiori a 5 °C per 223 giorni a Choruǧ e per soli 140 giorni a Murghob.

La parte occidentale del massiccio riceve generalmente da 90 a 260 millimetri di precipitazioni all'anno, con un picco in marzo e aprile e un minimo in estate, mentre questi valori sono compresi tra 60 e 120 millimetri nella parte orientale, con un massimo leggermente influenzato dal monsone in maggio e giugno e un minimo in agosto. Pertanto, tra luglio e settembre, il lago Kara-Kul riceve in media 4,8 millimetri di precipitazioni. Nella regione periferica del massiccio, Garm, lungo il corso medio del Vachš, a 1800 metri di altitudine a nord della catena di Pietro il Grande, riceve 700 millimetri di pioggia all'anno, mentre a circa 3000 metri di altitudine le precipitazioni possono raggiungere localmente i 1000 millimetri nell'ovest del Pamir. Queste si traducono sulle cime dei monti in importanti quantità di neve, tanto che la stazione meteorologica permanente del ghiacciaio Fedčenko, a 4169 metri di altitudine, registra frequentemente cumuli di neve spessi venticinque metri. Per questo motivo, e grazie ai numerosi giorni di nebbia o di nuvole basse che limitano la sublimazione della neve, il limite delle nevi eterne, situato ad esempio a 4800 metri di altitudine nelle zone pedemontane occidentali e a 5500 metri nella catena dell'Accademia delle Scienze, è il più elevato al mondo. Vladimir Ratzek riferisce di aver visto una valanga vaporizzarsi prima ancora di cadere a terra e, dopo una forte nevicata, un suolo diventare nuovamente asciutto per sublimazione in appena due ore in seguito alla ricomparsa del sole.

Flora e fauna

Il massiccio, situato in Asia centrale, fa parte dell'ecozona paleartica e costituisce una distinta ecoregione, denominata «tundra e deserto d'altitudine del Pamir», appartenente al bioma delle praterie e boscaglie di montagna. Malgrado le condizioni climatiche estreme, il massiccio ospita una fauna variegata, mentre la flora è più povera.

Flora

Le precipitazioni annue consentono lo sviluppo di prati, ma non di alberi. Una cintura forestale è presente quasi esclusivamente nella zona pedemontana occidentale del massiccio, sul versante ovest delle montagne, tra 1500 e 2800 metri di altitudine. Essa è costituita da aceri, noci, susini e meli selvatici, ginepri, rododendri e betulle; nessun pino o abete rosso è presente allo stato spontaneo. Lungo i fiumi, salici, alaterni, pioppi, betulle e biancospini formano dei boschetti (noti localmente come tugai). Il piano alpino si incontra tra 2700 e 3500 metri; esso, pur presentando alcuni arbusti sparsi, spesso sotto forma nana, specialmente ginepri della specie Juniperus pseudosabina che resistono bene all'altitudine, è dominato dai prati alpini. Vi si trovano Saponaria griffithiana, Arabis kokanika, Christolea pamirica, Didymophysa fedtschenkoana, Rosularia radicosa, Astragalus ophiocarpus, Braya scharnhorstii, Oxytropis bella, Astragalus alitschuri, Rhamnus minuta, Hackelia testimudi o Cousinia rava. Esso lascia il posto, fino a 4400 metri di altitudine, al piano alpino e alle sue erbe rase con prevalenza di festuche e specie del genere Stipa. Per sopravvivere al di sopra dei 3800 metri, le piante devono possedere delle capacità psicrofile. Oltre i 4500 metri si trova il piano nivale, con vegetazione nana scarsa o addirittura assente.

Nella parte orientale del massiccio, il paesaggio dominante è desertico e roccioso. Alle altitudini più basse si sviluppano delle specie alofile come la salicornia (Salicornia), Saussurea salsa e Polygonum sibiricum. Nelle rare vallate umide, le ciperacee, le scrofulariacee e le rosacee formano dei prati. Nelle steppe aperte intermedie, la flora è generalmente costituita da piante succulente e da piante a cuscino dei generi Acantholimon e Oxytropis; il tanaceto comune (Tanacetum vulgare) è anch'esso presente, proprio come l'assenzio (Artemisia absinthium), l'astragalo (Astragalus) e l'aglio (Allium). Alcune specie di iris e di fienarola crescono nelle steppe di erbe rase di altitudine. Le altre piante presenti in questa parte del massiccio sono di influenza tibetana: Krascheninnikovia ceratoides, Eurotia prostrata, Acantholimon diapensioides, Tanacetum gracile, T. xylorhizum, T. tibeticum, Carex pseudofoetida, Kobresia sp., Juncus thomsonii, Thylacospermum caespitosum, Christolea crassifolia, Oxytropis chiliophylla, Nepeta longibracteata, Dracocephalum heterophyllum e Pedicularis cheilanthifolia.

Alcuni laghi ospitano macrofite - Potamogeton, Chara, Ceratophyllum, Myriophyllum - e diatomee.

Fauna

Tra i mammiferi ricordiamo lo stambecco siberiano (Capra sibirica), noto localmente come yanghir, il lupo (Canis lupus), la volpe rossa (Vulpes vulpes), la lince (Lynx lynx), il gatto di Pallas (Otocolobus manul), la faina (Martes foina), la donnola di montagna (Mustela altaica), l'ermellino (M. erminea), la lepre di Tolai (Lepus tolai), l'orso isabellino (Ursus arctos isabellinus), il markhor (Capra falconeri), noto localmente come kiik, e il leopardo delle nevi (Panthera uncia) nella parte occidentale e la marmotta dalla coda lunga (Marmota caudata), la lepre lanosa (Lepus oiostolus), il pika orecchiuto (Ochotona macrotis), lo yak (Bos grunniens), l'argali di Marco Polo (Ovis ammon polii, sottospecie endemica del Pamir), noto localmente come ar-khar, nella parte orientale. Il leopardo delle nevi e l'argali di Marco Polo sono in pericolo di estinzione. Tra gli altri mammiferi carnivori presenti figurano lo sciacallo dorato (Canis aureus), il cuon (Cuon alpinus), la volpe delle steppe (Vulpes corsac), il gatto selvatico (Felis silvestris), la lontra europea (Lutra lutra), il tasso europeo (Meles meles), la puzzola delle steppe (M. eversmanii), la donnola (M. nivalis), la donnola siberiana (M. sibirica), la puzzola marmorizzata (Vormela peregusna) e l'orso dal collare (Ursus thibetanus). Il cinghiale (Sus scrofa), il cervo nobile (Cervus elaphus), il capriolo siberiano (Capreolus pygargus), la gazzella gozzuta (Gazella subgutturosa), il bharal (Pseudois nayaur) e il kiang (Equus kiang) completano la fauna dei grandi mammiferi. Gli insettivori sono rappresentati dal riccio dalle orecchie lunghe (Hemiechinus auritus), dal riccio di Brandt (Paraechinus hypomelas), dalla crocidura grigio-pallida (Crocidura pergrisea), dalla crocidura scura (C. pullata), dalla crocidura minore (C. suaveolens), dal mustiolo (Suncus etruscus), da una specie endemica di toporagno dai denti lunghi (Sorex buchariensis), dal toporagno nano (S. minutus) e dal toporagno dalla testa piatta (S. planiceps). Sono stati censiti anche numerosi roditori: la marmotta dell'Himalaya (Marmota himalayana), il citello relitto (Spermophilus relictus), il gerboa della Siberia (Allactaga sibirica), il salpingoto di Kozlov (Salpingotus kozlovi), il gerboa dai piedi rugosi (Dipus sagitta), l'arvicola di montagna argentata (Alticola argentatus), l'arvicola di Buchara (Blanfordimys bucharicus), il ratto-talpa dei monti Alaj (Ellobius alaicus), l'endemico ratto-talpa di Zaysan (E. tancrei), l'arvicola dalla testa stretta (Microtus gregalis), l'arvicola del Kirghizistan (M. kirgisorum), l'arvicola dei ginepri (Neodon juldaschi), il cricetulo migratorio (Cricetulus migratorius), il merione libico (Meriones libycus), il merione del Mezzogiorno (M. meridianus), il topo selvatico pigmeo (Apodemus uralensis), il topo selvatico dell'Himalaya (A. pallipes), la nesokia a coda corta (Nesokia indica), il ratto del Turkestan (Rattus pyctoris), il driomio (Dryomys nitedula) e l'istrice indiano (Hystrix indica). Ad essi si aggiungono altre tre specie di lagomorfi, vale a dire il pika di Royle (Ochotona roylei), il pika rosso (O. rutila) e la lepre del deserto (Lepus tibetanus). Infine, i pipistrelli sono un ordine ben rappresentato al quale appartengono il ferro di cavallo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum), il ferro di cavallo minore (R. hipposideros), l'orecchione di Hemprich (Otonycteris hemprichii), il barbastello orientale (Barbastella leucomelas), il serotino di Turchia (Eptesicus bottae), il serotino comune (E. serotinus), il vespertilio del Nepal (Myotis nipalensis), il vespertilio minore meridionale (M. oxygnathus), il vespertilio minore (M. blythii), il vespertilio smarginato (M. emarginatus), il vespertilio fraterno (M. frater), il vespertilio mustacchino (M. mystacinus), la nottola comune (Nyctalus noctula), il pipistrello nano (Pipistrellus pipistrellus), il pipistrello di Savi (Hypsugo savii), l'orecchione comune (Plecotus auritus), l'orecchione meridionale (P. austriacus), il serotino bicolore (Vespertilio murinus), la murina di Hutton (Murina huttoni), il miniottero (Miniopterus schreibersii) e il molosso di Cestoni (Tadarida teniotis).

Tra gli uccelli sono presenti, nella parte orientale del massiccio, la starna tibetana (Perdix hodgsoniae), il sirratte tibetano (Syrrhaptes tibetanus), il becco di ibis (Ibidorhyncha struthersii), il corvo imperiale (Corvus corax), l'allodola golagialla (Eremophila alpestris) e il grifone dell'Himalaya (Gyps himalayensis); lungo le sponde dei laghi a quasi 4000 metri di altitudine, nidificano anche il gabbiano testabruna (Chroicocephalus brunnicephalus) e l'oca indiana (Anser indicus), mentre il tetraogallo del Tibet (Tetraogallus tibetanus) preferisce i versanti rocciosi; la taccola (Coloeus monedula) e il fringuello alpino europeo (Montifringilla nivalis) sono stati segnalati fino a 6000 metri di altitudine. Nella parte occidentale sono presenti il rigogolo indiano (Oriolus kundoo), il tetraogallo dell'Himalaya (Tetraogallus himalayensis), la coturnice (Alectoris graeca), l'averla bruna (Lanius cristatus) e il pigliamosche del paradiso asiatico (Terpsiphone paradisi). Il WWF ha censito in tutto 220 specie di uccelli; tra le più vulnerabili o minacciate, figurano la moretta tabaccata (Aythya nyroca), l'aquila di mare di Pallas (Haliaeetus leucoryphus), l'avvoltoio monaco (Aegypius monachus), il sacro (Falco cherrug), la gallina prataiola (Tetrax tetrax), l'otarda (Otis tarda), la colombella orientale (Columba eversmanni), la ghiandaia marina europea (Coracias garrulus), il podoce di Biddulph (Podoces biddulphi) e la locustella beccolungo (Locustella major).

Sono state identificate numerose specie di rettili, tutte appartenenti all'ordine degli squamati, vale a dire Paralaudakia himalayana, Hemorrhois ravergieri, Elaphe dione, Natrix tessellata o colubro tassellato, Naja oxiana, Eremias nikolskii, Ablepharus deserti, Asymblepharus alaicus, A. ladacensis, Gloydius intermedius, G. halys o ancora Macrovipera lebetina.

Negli ambienti umidi si incontrano alcuni anfibi, rappresentati da Bufotes oblongus, B. viridis, meglio conosciuto con il nome comune di rospo smeraldino, e Hynobius turkestanicus. Le sole specie di pesci, presenti nei fiumi della parte occidentale del massiccio e nei laghi, sono Triplophysa stolickai, T. lacusnigri, endemica del lago Karakul', Schizothorax curvifrons, Schizopygopsis stoliczkai e le specie alloctone Coregonus peled e Carassius gibelio, introdotte nel 1967. Quest'ultimo si nutre in particolare di molluschi e crostacei, nonché delle larve dei chironomidi che popolano gli specchi d'acqua. I cladoceri rappresentano lo zooplancton.

Delle farfalle non identificate sono state avvistate al di sopra dei 5700 metri di altitudine sul ghiacciaio Vitkovsky, tributario del ghiacciaio Fedčenko. D'altro canto, la presenza di Parnassius autocrator, P. charltonius, P. staudingeri, P. kiritshenkoi, P. simo, P. simonius, P. jacquemontii, P. actius, C. wiskotti, C. marcopolo, C. eogene, C. cocandica, Sphingidae sp., Satyrinae sp., Nymphalidae sp., Lycaenidae sp. ed Hesperiidae sp. è stata attestata nelle parti settentrionale e orientale del massiccio. Aphodius nigrivittis è una specie di scarabeo stercorario presente nelle deiezioni degli yak. Tra gli altri coleotteri si trovano Bembidion pamirium, B. pamiricola. Conophyma reinigi è una specie di grillo endemica degli altopiani desertici; Conophyma birulai, Sphingonotus caerulans, Sphingonotus rubescens, Sphingonotus mecheriae e Sphingonotus pamiricus sono altre specie di ortotteri presenti nel Pamir. Anechura fedtshenkoi e Anechura bipunctata sono due specie di dermatteri. Odontoscelis fuliginosa, Carpocoris fuscispinus, Mimula maureri, Mimula nigrita, Corizus limbatus, Spilostethus rubriceps, Gonionotus marginepunctatus, Geocoris arenarius, Microplax interrupta, Emblethis verbasci, Stenodema turanicum, Chiloxanthus poloi, Saldula orthochila rappresentano gli eterotteri. Infine, vivono qui una grande quantità di imenotteri e di ditteri. La superficie dei ghiacciai ospita anche dei ragni neri la cui specie non è stata ancora descritta.

Protezione ambientale

Il parco nazionale del Pamir (o Pamirsky), chiamato anche parco nazionale tagiko, è stato istituito il 26 gennaio 2006, ma la sua creazione era già stata ipotizzata nel 1992. Si estende per 12.260 chilometri quadrati, un'estensione pari a poco più dell'8% della superficie totale del Tagikistan. Ai suoi margini si estende una riserva naturale che agisce da zona cuscinetto e porta la superficie dell'area protetta a 26.000 chilometri quadrati, caratteristica che ne fa la più estesa dell'Asia centrale. Nel 2008 è stato inserito nella lista dei siti candidati a Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO, entrandone a far parte nel 2013. A tale riconoscimento potrebbe seguire il possibile rilancio della regione come meta turistica. Entro i confini del parco si trovano il picco Ismail Samani, il ghiacciaio Fedčenko e il lago Sarez e la sua altitudine ne fa il terzo sito patrimonio dell'umanità più elevato del mondo dopo l'Everest e il Nanda Devi.

La riserva naturale di Dashtidjum (o Dashtidzumsky), situata in Tagikistan, a sud della cresta Khazratisho e a nord del Pjandž sul margine occidentale del Pamir, è uno zapovednik, vale a dire una riserva integrale, cioè una zona che gode del più alto livello di protezione tra le aree protette. Un santuario naturale (zakaznik) di 533 chilometri quadrati era già stato creato qui nel 1972, ma ad esso è stata successivamente aggiunta la riserva integrale di 197 chilometri quadrati nel 1983. È attualmente in programma l'idea di aggiungere una zona cuscinetto di 267 chilometri quadrati, che ne porterebbe la superficie totale a 800 chilometri quadrati. Nel 2007, 378 chilometri quadrati dell'area protetta di Dashtidjum sono stati dichiarati Important Bird and Biodiversity Area.

La riserva naturale di Zorkul' (o Zorkylsky) è situata intorno al lago omonimo, lungo il confine con l'Afghanistan. Istituita nel 1972 come santuario naturale su un'area di 165 chilometri quadrati, è stata promossa anch'essa a riserva integrale nel 2000 con una superficie totale di 877 chilometri quadrati. Contiene un sito Ramsar dal 2001, nonché una Important Bird and Biodiversity Area, e figura tra i siti candidati a patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.

Nella parte tagika del Pamir si trovano altri cinque santuari naturali, il cui scopo principale è la conservazione e la riproduzione della flora e della fauna, in particolare dello stambecco siberiano e dell'argali di Marco Polo, che vengono cacciati per le loro corna. Il santuario naturale Sanvor (o Sangvorsky), noto anche come Sanglyar (o Sanglyarsky), si trova sulla catena di Pietro il Grande; venne istituito nel 1970 o nel 1972 e ricopre 509 chilometri quadrati. Il santuario naturale del Pamir include il lago Karakul' e si estende su 5000 chilometri quadrati; comprende il sito Ramsar della zona umida del lago Karakul'. Il santuario naturale di Muzkol (o Muzkulsky) sorge sulla catena montuosa omonima e copre, dal 1972, un territorio di 669 chilometri quadrati. Il santuario naturale Verkhniy Muzhkul si trova ad est di quest'ultimo. Infine, il santuario naturale Ishkashim si trova all'estremità sud-occidentale del Pamir, nel punto in cui il Pandj forma un'ansa. Per finire, un altro sito Ramsar protegge le zone umide dei laghi Shorkul e Rangkul.

La riserva faunistica Pamir-i-Buzurg si trova in Afghanistan, all'estremità occidentale dei monti Selsela-Koh-i-Wākhān, sul loro versante settentrionale. Venne istituita nel 1978 e presenta lo stesso livello di protezione dei santuari naturali del Tagikistan.

La riserva naturale di Taxkorgan, nella parte occidentale dello Xinjiang in Cina, si estende su 14.000 chilometri quadrati e comprende parte dei confini sud-orientali del Pamir. Ospita lupi, bharal, alcuni orsi isabellini, 150 esemplari di argali di Marco Polo e 50-75 leopardi delle nevi. È abitata da 7500 persone che danno la caccia agli ungulati per nutrirsi e ai carnivori per proteggere i loro 70.000 animali domestici. Nonostante la sua grande estensione, gode di uno scarso livello di protezione.

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Il Pamir è un elevato massiccio montuoso situato prevalentemente nella parte orientale del Tagikistan, ma anche nelle aree limitrofe di Afghanistan, Cina e Kirghizistan. Situato nel punto dove convergono vari sistemi orografici dell'Asia centrale e del Tibet, presenta tre cime principali che superano i 7000 metri, tra le quali il picco Ismail Samani (7495 m), generalmente considerato la sua cima più alta, che hanno valso al massiccio l'appellativo di «tetto del mondo».

Con il nome comune pamir (plurale pamiri) si indicano anche un certo tipo di valli glaciali più fertili delle montagne e degli altopiani circostanti, che sono generalmente caratterizzati da condizioni climatiche estreme, con precipitazioni molto scarse ed escursioni termiche considerevoli, in particolare nella parte orientale desertica del massiccio. Tuttavia, il Pamir è una delle regioni che ospitano più ghiacciai al di fuori dei poli, come il ghiacciaio Fedčenko, lungo 77 chilometri; di conseguenza esso è attraversato da un gran numero di fiumi appartenenti ai bacini dell'Amu Darya ad ovest e del Tarim ad est e ospita centinaia di laghi. Nonostante l'estrema scarsità della flora che caratterizza l'ecoregione della tundra e deserto d'altitudine del Pamir, la fauna è molto diversificata: tra le specie maggiormente degne di nota figura l'argali di Marco Polo, una specie endemica e in pericolo di estinzione.

L'uomo frequenta la regione del Pamir da vari millenni: essa si trova infatti lungo uno degli itinerari secondari della via della seta, che nell'Antichità attraversava l'Asia centrale, ma solamente i Tagiki a partire dal II secolo e i Kirghisi a partire dal XVI vi si sono insediati permanentemente. Marco Polo, nel XIII secolo, fu il primo europeo a raccontare la sua traversata del Pamir. Tuttavia, furono ben pochi quelli che seguirono le sue orme, almeno fino alla metà del XIX secolo, quando la zona venne esplorata e si trovò al centro di un conflitto geopolitico, il cosiddetto «Grande Gioco», tra l'Impero russo a nord e l'India britannica a sud. Finita quest'epoca, il Pamir ripiombò nuovamente nell'oblio durante il XX secolo. Attualmente, è abitato da varie popolazioni adattatesi a vivere in montagna: i Tagiki, ad ovest e a sud, e i Kirghisi, a nord e ad est. Questi ultimi, che si spostano con le loro greggi nei pochi pamiri fertili, conducono uno stile di vita semi-nomade e sono i custodi di una cultura ricca di tradizioni popolari.

Il Pamir rimane tuttora una delle regioni più isolate del mondo. Le infrastrutture sono poco sviluppate e la popolazione continua a dipendere dagli aiuti esterni. Anche il turismo, basato essenzialmente su alpinismo, trekking ed ecoturismo, stenta a svilupparsi, malgrado la presenza di numerose aree protette, tra le quali il parco nazionale del Pamir, il più grande dell'Asia centrale.

Localizzazione

Situate in Asia centrale, le montagne del Pamir costituiscono un nodo orografico nel punto dove si congiungono il Tien Shan a nord, il Kunlun ad est, il Karakorum a sud e l'Hindu Kush a sud-ovest. Ricadono per lo più nella provincia autonoma del Gorno-Badakhshan, che occupano interamente. Questa è situata nella parte orientale del Tagikistan e raggruppa sette rajon, Darvoz, Vanj, Rushon, Shughnon, Roshtqal'a, Ishkoshim e Murghob, ai quali si aggiunge la città di Choruǧ, capitale della provincia autonoma. Piccole parti della catena montuosa si trovano anche nella provincia di Nohiyaho‘i tobe‘i jumhurî, nell'oblast' di Osh nel sud del Kirghizistan, nella provincia del Badakhshan nel nord-est dell'Afghanistan e nella regione autonoma dello Xinjiang in Cina. Il loro confine meridionale è delimitato dal corridoio del Wakhan, dove scorre il Wakhan Darya, ramo sorgentifero del Pjandž, mentre il loro confine settentrionale è costituito dalla vasta depressione della valle di Alaj, dove scorre il Kyzylsu, corso superiore del Vachš. La loro frontiera orientale, con il Kunlun, è più controversa: alcuni la fanno passare a livello della larga faglia dove oggi corre la strada del Karakorum; altri la situano 150-200 chilometri più ad est. Il loro confine occidentale è piuttosto vago, in quanto il rilievo diminuisce gradualmente di altitudine. A tale riguardo la Grande enciclopedia sovietica afferma:

Idrografia

La stragrande maggioranza dei fiumi che attraversano il Pamir appartiene al bacino dell'Amu Darya. Il più importante tra questi è il Pjandž, che nasce dalla confluenza tra il Pamir e il Wakhan Darya e delimita i confini meridionali e sud-occidentali del massiccio, e allo stesso tempo segna il confine tra il Tagikistan e l'Afghanistan. Tra i suoi affluenti di destra vi sono il Gunt, che confluisce in esso nella città di Choruǧ e a sua volta raccoglie le acque dello Šachdara all'ingresso dell'agglomerato; il Bartang, chiamato Oksu nel suo corso superiore e Murghab (che significa «l'acqua vicino alla quale nidificano gli uccelli») nel suo corso medio, che nasce a poche centinaia di metri dalle sorgenti del Pjandž e attraversa letteralmente il Pamir da est ad ovest per diverse centinaia di chilometri prima di confluire nel Pjandž; lo Jazgulem e il Vanč. Segnando il confine settentrionale del Pamir con i nomi prima di Kyzylsu poi di Surchob, anche il Vachš confluisce da destra nel Pjandž molto ad ovest del massiccio, ai confini sud-occidentali del Tagikistan, per formare l'Amu Darya. Il Muksu e l'Obichingou sono due affluenti di sinistra del Surchob che drenano la catena di Pietro il Grande e i monti del Darvaz. Altri fiumi alimentano il lago endoreico di Karakul', tra cui il Karadžilga e il Muzkol. La parte occidentale dei monti del Sarykol appartiene al bacino del Tarim. In tutto sono circa 173 i fiumi che percorrono il massiccio, ai quali vanno aggiunte più di 200 sorgenti minerali, un terzo delle quali sono calde.

A seconda delle fonti, nel Pamir vi sono tra 846, per una superficie complessiva di 1343 chilometri quadrati, e 1449 laghi. Oltre al lago Karakul', che si estende per 38.000 ettari in un cratere da impatto vecchio di 25 milioni di anni nel nord-est del Pamir, dalle acque particolarmente basiche, con un pH compreso tra 7,3 e 8,0, vi sono i laghi gemelli Rangkul e Shorkul sul versante occidentale dei monti del Sarykol e il lago Zorkul', formato da una morena, tra i monti dell'Aličur meridionali e Wakhan. Il lago Turumtaikul, 4260 metri di quota, è il più elevato. Al centro del massiccio, i laghi Yashilkul (il «lago verde») e Sarez sono stati creati dalle frane. Il secondo, conseguenza del terremoto del 1911, si è formato spontaneamente a seguito dello sbarramento del corso del fiume Bartang da parte della barriera di Usoi, la più alta del mondo. Si estende per una lunghezza di sessanta chilometri e ha una profondità massima di 500 metri. Esso continua a innalzarsi al ritmo di venti centimetri all'anno, facendo temere per la tenuta dello sbarramento e la distruzione potenziale di 32 villaggi situati immediatamente a valle, ai quali si aggiungerebbero disagi a cinque milioni di persone che vivono nel bacino dell'Amu Darya. Alcuni laghi congelano da novembre fino a maggio e a metà dell'inverno possono essere ricoperti perfino da un metro di ghiaccio.

Il Pamir è percorso da 3000 ghiacciai che ricoprono una superficie totale di 8400 chilometri quadrati secondo dati degli anni '70 o da 13.000 ghiacciai che coprono in tutto 12.000 chilometri quadrati secondo dati più recenti risalenti al 1990, ma che tengono conto dei confini geografici più estesi del massiccio. Essi contribuiscono a rifornire di acqua 60 milioni di persone in Tagikistan, Afghanistan, Uzbekistan, Turkmenistan e Xinjiang. Tra questi, nella catena dell'Accademia delle Scienze, si trova il ghiacciaio Fedčenko, il più lungo dell'ex URSS e il più lungo ghiacciaio al di fuori delle regioni polari con i suoi 77 chilometri. All'inizio degli anni '60 conteneva 200 milioni di metri cubi di ghiaccio, che si formava grazie agli ingenti accumuli di neve. Sulla catena di Pietro il Grande, sui monti del Darvaz, del Vanč e dello Jazgulem si trovano i ghiacciai Grumm-Grzhimailo, lungo 36 chilometri, Garmo, 27 chilometri, Surgan, 24 chilometri, dell'Istituto Geografico, 21 chilometri, e Fortambek, 20 chilometri. Il più lungo ghiacciaio del Trans-Alaj è il ghiacciaio del Grande Saukdara, lungo 25 chilometri, mentre il ghiacciaio Lenin avanza anche alla velocità di cento metri al giorno e talvolta penetra anche per diversi chilometri nelle valli. Queste accelerazioni sono state osservate e studiate anche nei ghiacciai Medvezhy (letteralmente «ghiacciaio dell'Orso») e Bivatchny (letteralmente «ghiacciaio del Bivacco») e non sono una conseguenza dell'aumento del loro volume, bensì del loro scioglimento insolito, in quanto il ghiaccio sembra non avere più la stessa resistenza che aveva prima. Anche sui monti di Rušan e sui monti dell'Aličur settentrionali si trovano ghiacciai degni di nota. Tuttavia, l'area oggi occupata dai ghiacciai è nettamente inferiore a quella che ricoprivano durante l'ultima glaciazione, quando formavano una calotta glaciale che si estendeva fino all'Hindu Kush e all'altopiano tibetano. A causa del cambiamento climatico, la ritirata dei ghiacciai ha subito un'accelerazione generale negli ultimi cinquant'anni, ma essa ha influenzato solamente il 3-5% della parte centrale e orientale del massiccio rispetto al 15% di quella occidentale. Il ghiacciaio Fedčenko si è ritirato di oltre 1000 metri tra il 1920 e il 2000, dei quali ben 750 dal 1958, e ha perso 2 chilometri quadrati di superficie tra la stessa data e il 2009. Nel corso degli ultimi dieci-venti anni la portata dei fiumi è aumentata del 2% a causa dello scioglimento dei ghiacciai e dell'aumento delle precipitazioni.

Clima

La parte occidentale del Pamir è sottoposta ad un clima continentale, con estati temperate e secche e inverni lunghi e freddi. La parte orientale è invece caratterizzata da un clima arido, con un tasso di umidità talvolta inferiore al 10%, o talvolta glaciale, soggetta a un intenso soleggiamento e spazzata da venti violenti. La regione del Pamir è situata nella zona subtropicale; durante l'estate, nei cieli sovrastanti, si trovano masse d'aria tropicali, mentre a partire da ottobre inizia a formarsi una depressione sulla parte occidentale del massiccio, che dura fino ad aprile e apporta precipitazioni sulle regioni pedemontane occidentali e trattiene le masse d'aria fredda ad est.

In tutto il massiccio, le temperature medie annue variano tra 0 e -8 °C e quelle estive tra 2 e 10 °C. Ad est in particolare, la temperatura media di gennaio è di -17,8 °C a 3600 metri di altitudine e scende frequentemente fino a -50 °C in inverno. Presso il lago Bulun-Kul, a 4000 metri di quota, è stata registrata una temperatura di -63 °C, un record nazionale per il Tagikistan. Di conseguenza, è presente uno strato di permafrost nelle valli del fiume Murghab od Oksu e nella depressione del lago Karakul', dove può raggiungere uno spessore compreso tra 80 centimetri e un metro. In estate, l'escursione termica è talvolta superiore a 25 °C, con gelate notturne e temperature che di giorno superano raramente i 20 °C. La temperatura media di luglio è di 13,9 °C a 3640 metri di altitudine e di appena 8,2 °C intorno al lago Karakul' a 3960 metri. I record di escursione termica nell'arco di 24 ore raggiungono i 60 °C. Ad ovest, a 2160 metri di altitudine, la temperatura media è di -7,4 °C a gennaio e di 22,5 °C a luglio. Le temperature sono superiori a 5 °C per 223 giorni a Choruǧ e per soli 140 giorni a Murghob.

La parte occidentale del massiccio riceve generalmente da 90 a 260 millimetri di precipitazioni all'anno, con un picco in marzo e aprile e un minimo in estate, mentre questi valori sono compresi tra 60 e 120 millimetri nella parte orientale, con un massimo leggermente influenzato dal monsone in maggio e giugno e un minimo in agosto. Pertanto, tra luglio e settembre, il lago Kara-Kul riceve in media 4,8 millimetri di precipitazioni. Nella regione periferica del massiccio, Garm, lungo il corso medio del Vachš, a 1800 metri di altitudine a nord della catena di Pietro il Grande, riceve 700 millimetri di pioggia all'anno, mentre a circa 3000 metri di altitudine le precipitazioni possono raggiungere localmente i 1000 millimetri nell'ovest del Pamir. Queste si traducono sulle cime dei monti in importanti quantità di neve, tanto che la stazione meteorologica permanente del ghiacciaio Fedčenko, a 4169 metri di altitudine, registra frequentemente cumuli di neve spessi venticinque metri. Per questo motivo, e grazie ai numerosi giorni di nebbia o di nuvole basse che limitano la sublimazione della neve, il limite delle nevi eterne, situato ad esempio a 4800 metri di altitudine nelle zone pedemontane occidentali e a 5500 metri nella catena dell'Accademia delle Scienze, è il più elevato al mondo. Vladimir Ratzek riferisce di aver visto una valanga vaporizzarsi prima ancora di cadere a terra e, dopo una forte nevicata, un suolo diventare nuovamente asciutto per sublimazione in appena due ore in seguito alla ricomparsa del sole.

Flora e fauna

Il massiccio, situato in Asia centrale, fa parte dell'ecozona paleartica e costituisce una distinta ecoregione, denominata «tundra e deserto d'altitudine del Pamir», appartenente al bioma delle praterie e boscaglie di montagna. Malgrado le condizioni climatiche estreme, il massiccio ospita una fauna variegata, mentre la flora è più povera.

Flora

Le precipitazioni annue consentono lo sviluppo di prati, ma non di alberi. Una cintura forestale è presente quasi esclusivamente nella zona pedemontana occidentale del massiccio, sul versante ovest delle montagne, tra 1500 e 2800 metri di altitudine. Essa è costituita da aceri, noci, susini e meli selvatici, ginepri, rododendri e betulle; nessun pino o abete rosso è presente allo stato spontaneo. Lungo i fiumi, salici, alaterni, pioppi, betulle e biancospini formano dei boschetti (noti localmente come tugai). Il piano alpino si incontra tra 2700 e 3500 metri; esso, pur presentando alcuni arbusti sparsi, spesso sotto forma nana, specialmente ginepri della specie Juniperus pseudosabina che resistono bene all'altitudine, è dominato dai prati alpini. Vi si trovano Saponaria griffithiana, Arabis kokanika, Christolea pamirica, Didymophysa fedtschenkoana, Rosularia radicosa, Astragalus ophiocarpus, Braya scharnhorstii, Oxytropis bella, Astragalus alitschuri, Rhamnus minuta, Hackelia testimudi o Cousinia rava. Esso lascia il posto, fino a 4400 metri di altitudine, al piano alpino e alle sue erbe rase con prevalenza di festuche e specie del genere Stipa. Per sopravvivere al di sopra dei 3800 metri, le piante devono possedere delle capacità psicrofile. Oltre i 4500 metri si trova il piano nivale, con vegetazione nana scarsa o addirittura assente.

Nella parte orientale del massiccio, il paesaggio dominante è desertico e roccioso. Alle altitudini più basse si sviluppano delle specie alofile come la salicornia (Salicornia), Saussurea salsa e Polygonum sibiricum. Nelle rare vallate umide, le ciperacee, le scrofulariacee e le rosacee formano dei prati. Nelle steppe aperte intermedie, la flora è generalmente costituita da piante succulente e da piante a cuscino dei generi Acantholimon e Oxytropis; il tanaceto comune (Tanacetum vulgare) è anch'esso presente, proprio come l'assenzio (Artemisia absinthium), l'astragalo (Astragalus) e l'aglio (Allium). Alcune specie di iris e di fienarola crescono nelle steppe di erbe rase di altitudine. Le altre piante presenti in questa parte del massiccio sono di influenza tibetana: Krascheninnikovia ceratoides, Eurotia prostrata, Acantholimon diapensioides, Tanacetum gracile, T. xylorhizum, T. tibeticum, Carex pseudofoetida, Kobresia sp., Juncus thomsonii, Thylacospermum caespitosum, Christolea crassifolia, Oxytropis chiliophylla, Nepeta longibracteata, Dracocephalum heterophyllum e Pedicularis cheilanthifolia.

Alcuni laghi ospitano macrofite - Potamogeton, Chara, Ceratophyllum, Myriophyllum - e diatomee.

Fauna

Tra i mammiferi ricordiamo lo stambecco siberiano (Capra sibirica), noto localmente come yanghir, il lupo (Canis lupus), la volpe rossa (Vulpes vulpes), la lince (Lynx lynx), il gatto di Pallas (Otocolobus manul), la faina (Martes foina), la donnola di montagna (Mustela altaica), l'ermellino (M. erminea), la lepre di Tolai (Lepus tolai), l'orso isabellino (Ursus arctos isabellinus), il markhor (Capra falconeri), noto localmente come kiik, e il leopardo delle nevi (Panthera uncia) nella parte occidentale e la marmotta dalla coda lunga (Marmota caudata), la lepre lanosa (Lepus oiostolus), il pika orecchiuto (Ochotona macrotis), lo yak (Bos grunniens), l'argali di Marco Polo (Ovis ammon polii, sottospecie endemica del Pamir), noto localmente come ar-khar, nella parte orientale. Il leopardo delle nevi e l'argali di Marco Polo sono in pericolo di estinzione. Tra gli altri mammiferi carnivori presenti figurano lo sciacallo dorato (Canis aureus), il cuon (Cuon alpinus), la volpe delle steppe (Vulpes corsac), il gatto selvatico (Felis silvestris), la lontra europea (Lutra lutra), il tasso europeo (Meles meles), la puzzola delle steppe (M. eversmanii), la donnola (M. nivalis), la donnola siberiana (M. sibirica), la puzzola marmorizzata (Vormela peregusna) e l'orso dal collare (Ursus thibetanus). Il cinghiale (Sus scrofa), il cervo nobile (Cervus elaphus), il capriolo siberiano (Capreolus pygargus), la gazzella gozzuta (Gazella subgutturosa), il bharal (Pseudois nayaur) e il kiang (Equus kiang) completano la fauna dei grandi mammiferi. Gli insettivori sono rappresentati dal riccio dalle orecchie lunghe (Hemiechinus auritus), dal riccio di Brandt (Paraechinus hypomelas), dalla crocidura grigio-pallida (Crocidura pergrisea), dalla crocidura scura (C. pullata), dalla crocidura minore (C. suaveolens), dal mustiolo (Suncus etruscus), da una specie endemica di toporagno dai denti lunghi (Sorex buchariensis), dal toporagno nano (S. minutus) e dal toporagno dalla testa piatta (S. planiceps). Sono stati censiti anche numerosi roditori: la marmotta dell'Himalaya (Marmota himalayana), il citello relitto (Spermophilus relictus), il gerboa della Siberia (Allactaga sibirica), il salpingoto di Kozlov (Salpingotus kozlovi), il gerboa dai piedi rugosi (Dipus sagitta), l'arvicola di montagna argentata (Alticola argentatus), l'arvicola di Buchara (Blanfordimys bucharicus), il ratto-talpa dei monti Alaj (Ellobius alaicus), l'endemico ratto-talpa di Zaysan (E. tancrei), l'arvicola dalla testa stretta (Microtus gregalis), l'arvicola del Kirghizistan (M. kirgisorum), l'arvicola dei ginepri (Neodon juldaschi), il cricetulo migratorio (Cricetulus migratorius), il merione libico (Meriones libycus), il merione del Mezzogiorno (M. meridianus), il topo selvatico pigmeo (Apodemus uralensis), il topo selvatico dell'Himalaya (A. pallipes), la nesokia a coda corta (Nesokia indica), il ratto del Turkestan (Rattus pyctoris), il driomio (Dryomys nitedula) e l'istrice indiano (Hystrix indica). Ad essi si aggiungono altre tre specie di lagomorfi, vale a dire il pika di Royle (Ochotona roylei), il pika rosso (O. rutila) e la lepre del deserto (Lepus tibetanus). Infine, i pipistrelli sono un ordine ben rappresentato al quale appartengono il ferro di cavallo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum), il ferro di cavallo minore (R. hipposideros), l'orecchione di Hemprich (Otonycteris hemprichii), il barbastello orientale (Barbastella leucomelas), il serotino di Turchia (Eptesicus bottae), il serotino comune (E. serotinus), il vespertilio del Nepal (Myotis nipalensis), il vespertilio minore meridionale (M. oxygnathus), il vespertilio minore (M. blythii), il vespertilio smarginato (M. emarginatus), il vespertilio fraterno (M. frater), il vespertilio mustacchino (M. mystacinus), la nottola comune (Nyctalus noctula), il pipistrello nano (Pipistrellus pipistrellus), il pipistrello di Savi (Hypsugo savii), l'orecchione comune (Plecotus auritus), l'orecchione meridionale (P. austriacus), il serotino bicolore (Vespertilio murinus), la murina di Hutton (Murina huttoni), il miniottero (Miniopterus schreibersii) e il molosso di Cestoni (Tadarida teniotis).

Tra gli uccelli sono presenti, nella parte orientale del massiccio, la starna tibetana (Perdix hodgsoniae), il sirratte tibetano (Syrrhaptes tibetanus), il becco di ibis (Ibidorhyncha struthersii), il corvo imperiale (Corvus corax), l'allodola golagialla (Eremophila alpestris) e il grifone dell'Himalaya (Gyps himalayensis); lungo le sponde dei laghi a quasi 4000 metri di altitudine, nidificano anche il gabbiano testabruna (Chroicocephalus brunnicephalus) e l'oca indiana (Anser indicus), mentre il tetraogallo del Tibet (Tetraogallus tibetanus) preferisce i versanti rocciosi; la taccola (Coloeus monedula) e il fringuello alpino europeo (Montifringilla nivalis) sono stati segnalati fino a 6000 metri di altitudine. Nella parte occidentale sono presenti il rigogolo indiano (Oriolus kundoo), il tetraogallo dell'Himalaya (Tetraogallus himalayensis), la coturnice (Alectoris graeca), l'averla bruna (Lanius cristatus) e il pigliamosche del paradiso asiatico (Terpsiphone paradisi). Il WWF ha censito in tutto 220 specie di uccelli; tra le più vulnerabili o minacciate, figurano la moretta tabaccata (Aythya nyroca), l'aquila di mare di Pallas (Haliaeetus leucoryphus), l'avvoltoio monaco (Aegypius monachus), il sacro (Falco cherrug), la gallina prataiola (Tetrax tetrax), l'otarda (Otis tarda), la colombella orientale (Columba eversmanni), la ghiandaia marina europea (Coracias garrulus), il podoce di Biddulph (Podoces biddulphi) e la locustella beccolungo (Locustella major).

Sono state identificate numerose specie di rettili, tutte appartenenti all'ordine degli squamati, vale a dire Paralaudakia himalayana, Hemorrhois ravergieri, Elaphe dione, Natrix tessellata o colubro tassellato, Naja oxiana, Eremias nikolskii, Ablepharus deserti, Asymblepharus alaicus, A. ladacensis, Gloydius intermedius, G. halys o ancora Macrovipera lebetina.

Negli ambienti umidi si incontrano alcuni anfibi, rappresentati da Bufotes oblongus, B. viridis, meglio conosciuto con il nome comune di rospo smeraldino, e Hynobius turkestanicus. Le sole specie di pesci, presenti nei fiumi della parte occidentale del massiccio e nei laghi, sono Triplophysa stolickai, T. lacusnigri, endemica del lago Karakul', Schizothorax curvifrons, Schizopygopsis stoliczkai e le specie alloctone Coregonus peled e Carassius gibelio, introdotte nel 1967. Quest'ultimo si nutre in particolare di molluschi e crostacei, nonché delle larve dei chironomidi che popolano gli specchi d'acqua. I cladoceri rappresentano lo zooplancton.

Delle farfalle non identificate sono state avvistate al di sopra dei 5700 metri di altitudine sul ghiacciaio Vitkovsky, tributario del ghiacciaio Fedčenko. D'altro canto, la presenza di Parnassius autocrator, P. charltonius, P. staudingeri, P. kiritshenkoi, P. simo, P. simonius, P. jacquemontii, P. actius, C. wiskotti, C. marcopolo, C. eogene, C. cocandica, Sphingidae sp., Satyrinae sp., Nymphalidae sp., Lycaenidae sp. ed Hesperiidae sp. è stata attestata nelle parti settentrionale e orientale del massiccio. Aphodius nigrivittis è una specie di scarabeo stercorario presente nelle deiezioni degli yak. Tra gli altri coleotteri si trovano Bembidion pamirium, B. pamiricola. Conophyma reinigi è una specie di grillo endemica degli altopiani desertici; Conophyma birulai, Sphingonotus caerulans, Sphingonotus rubescens, Sphingonotus mecheriae e Sphingonotus pamiricus sono altre specie di ortotteri presenti nel Pamir. Anechura fedtshenkoi e Anechura bipunctata sono due specie di dermatteri. Odontoscelis fuliginosa, Carpocoris fuscispinus, Mimula maureri, Mimula nigrita, Corizus limbatus, Spilostethus rubriceps, Gonionotus marginepunctatus, Geocoris arenarius, Microplax interrupta, Emblethis verbasci, Stenodema turanicum, Chiloxanthus poloi, Saldula orthochila rappresentano gli eterotteri. Infine, vivono qui una grande quantità di imenotteri e di ditteri. La superficie dei ghiacciai ospita anche dei ragni neri la cui specie non è stata ancora descritta.

Protezione ambientale

Il parco nazionale del Pamir (o Pamirsky), chiamato anche parco nazionale tagiko, è stato istituito il 26 gennaio 2006, ma la sua creazione era già stata ipotizzata nel 1992. Si estende per 12.260 chilometri quadrati, un'estensione pari a poco più dell'8% della superficie totale del Tagikistan. Ai suoi margini si estende una riserva naturale che agisce da zona cuscinetto e porta la superficie dell'area protetta a 26.000 chilometri quadrati, caratteristica che ne fa la più estesa dell'Asia centrale. Nel 2008 è stato inserito nella lista dei siti candidati a Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO, entrandone a far parte nel 2013. A tale riconoscimento potrebbe seguire il possibile rilancio della regione come meta turistica. Entro i confini del parco si trovano il picco Ismail Samani, il ghiacciaio Fedčenko e il lago Sarez e la sua altitudine ne fa il terzo sito patrimonio dell'umanità più elevato del mondo dopo l'Everest e il Nanda Devi.

La riserva naturale di Dashtidjum (o Dashtidzumsky), situata in Tagikistan, a sud della cresta Khazratisho e a nord del Pjandž sul margine occidentale del Pamir, è uno zapovednik, vale a dire una riserva integrale, cioè una zona che gode del più alto livello di protezione tra le aree protette. Un santuario naturale (zakaznik) di 533 chilometri quadrati era già stato creato qui nel 1972, ma ad esso è stata successivamente aggiunta la riserva integrale di 197 chilometri quadrati nel 1983. È attualmente in programma l'idea di aggiungere una zona cuscinetto di 267 chilometri quadrati, che ne porterebbe la superficie totale a 800 chilometri quadrati. Nel 2007, 378 chilometri quadrati dell'area protetta di Dashtidjum sono stati dichiarati Important Bird and Biodiversity Area.

La riserva naturale di Zorkul' (o Zorkylsky) è situata intorno al lago omonimo, lungo il confine con l'Afghanistan. Istituita nel 1972 come santuario naturale su un'area di 165 chilometri quadrati, è stata promossa anch'essa a riserva integrale nel 2000 con una superficie totale di 877 chilometri quadrati. Contiene un sito Ramsar dal 2001, nonché una Important Bird and Biodiversity Area, e figura tra i siti candidati a patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.

Nella parte tagika del Pamir si trovano altri cinque santuari naturali, il cui scopo principale è la conservazione e la riproduzione della flora e della fauna, in particolare dello stambecco siberiano e dell'argali di Marco Polo, che vengono cacciati per le loro corna. Il santuario naturale Sanvor (o Sangvorsky), noto anche come Sanglyar (o Sanglyarsky), si trova sulla catena di Pietro il Grande; venne istituito nel 1970 o nel 1972 e ricopre 509 chilometri quadrati. Il santuario naturale del Pamir include il lago Karakul' e si estende su 5000 chilometri quadrati; comprende il sito Ramsar della zona umida del lago Karakul'. Il santuario naturale di Muzkol (o Muzkulsky) sorge sulla catena montuosa omonima e copre, dal 1972, un territorio di 669 chilometri quadrati. Il santuario naturale Verkhniy Muzhkul si trova ad est di quest'ultimo. Infine, il santuario naturale Ishkashim si trova all'estremità sud-occidentale del Pamir, nel punto in cui il Pandj forma un'ansa. Per finire, un altro sito Ramsar protegge le zone umide dei laghi Shorkul e Rangkul.

La riserva faunistica Pamir-i-Buzurg si trova in Afghanistan, all'estremità occidentale dei monti Selsela-Koh-i-Wākhān, sul loro versante settentrionale. Venne istituita nel 1978 e presenta lo stesso livello di protezione dei santuari naturali del Tagikistan.

La riserva naturale di Taxkorgan, nella parte occidentale dello Xinjiang in Cina, si estende su 14.000 chilometri quadrati e comprende parte dei confini sud-orientali del Pamir. Ospita lupi, bharal, alcuni orsi isabellini, 150 esemplari di argali di Marco Polo e 50-75 leopardi delle nevi. È abitata da 7500 persone che danno la caccia agli ungulati per nutrirsi e ai carnivori per proteggere i loro 70.000 animali domestici. Nonostante la sua grande estensione, gode di uno scarso livello di protezione.

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